Come tutte le crisi che hanno colpito l’umanità anche il Covid alla fine avrà vinti e vincitori. Mentre i primi, purtroppo saranno le tante vittime mietute dal virus, i secondi, invece, sono i tanti avvoltoi che dalla crisi economica e sociale hanno tratto vantaggio, approfittando di famiglie in difficoltà. A lanciare l’allarme è il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) che ha presentato un dossier dal titolo “Cortocircuito. Come la spirale del debito impoverisce il tessuto sociale”.
Il “cortocircuito” denunciato nel titolo del dossier è quello prodotto da un aumento consistente della povertà e della disuguaglianza e da una difficoltà di accesso al credito offerto dal sistema bancario, che finisce per favorire altri circuiti di reperimento di denaro, in particolare i Banchi dei pegni, i Compro oro e l’usura. Il dossier sottolinea l’enorme volume di affari generato da questi circuiti e la loro capillare presenza sul territorio.
Banco dei pegni: già Monti di pietà, nascono nel Quattrocento ad opera soprattutto di ordini religiosi per aiutare gli indigenti.
I Banchi dei pegni, già Monti di pietà, nascono nel Quattrocento ad opera soprattutto di ordini religiosi per aiutare gli indigenti. Forniscono un finanziamento a breve termine a fronte della consegna di determinati beni mobili di valore quali oro, argento, mobilia antica di pregio, opere d’arte, pellicce, diamanti, ecc. Nel nostro paese sono in media tra le 270.000 e le 300.000 le persone delle più diverse estrazioni sociali che, ogni anno, ricorrono al sistema dei pegni, che muove un volume d’affari annuo di circa 800 milioni di euro. Colpisce il fatto che questi esercizi risultano di proprietà di circa una quarantina di banche tra le quali Unicredit, Gruppo Monte dei Paschi di Siena, Intesa San Paolo, Carige, Banco BPM.
Compro oro: hanno segnato un exploit attorno al 2010
I Compro oro, attività oggetto di numerose inchieste per riciclaggio, hanno segnato un exploit attorno al 2010. Da quell’anno, anche a causa della crisi, molti italiani hanno fatto ricorso ai Compro oro per vendere i propri gioielli così da arrivare più agevolmente a fine mese. Ciò si è tradotto in una notevole crescita delle aperture di attività di Compro oro: nel 2018 le licenze per il commercio di preziosi – esercitato anche dalle gioiellerie – erano, in Italia, 24.877; nel 2019 le licenze in corso di validità hanno raggiunto quota 29.511.
Nel 2019 il maggior numero di licenze era stato rilasciato in Campania (5.098), seguita dal Veneto (4.387). Nel 2019 erano presenti nella penisola oltre 6.000 sportelli con una ripartizione geografica che vede al primo posto della classifica la Lombardia con oltre 1.000 negozi, seguita dal Lazio e dal Piemonte che ne annoverano oltre 500.
Banco dei pegni e compro oro: almeno un italiano su dieci (11,9%) è caduto nelle maglie degli usurai
Per quanto riguarda l’usura, il dossier ricorda due dati: secondo l’Eurispes, almeno un italiano su dieci (11,9%) è caduto nelle maglie degli usurai, non potendo accedere al credito bancario (era il 7,8% nel 2018 e il 10,1% nel 2019); a quanto si apprende da SOS Impresa, a fine 2017 il mercato del credito illegale ha raggiunto in Italia un giro d’affari di circa 24 miliardi di euro, coinvolgendo all’incirca 200mila imprenditori e professionisti. Il dossier evidenzia che, nonostante vi sia una legge che tuteli le vittime dell’usura, le denunce trasmesse alle autorità competenti hanno subito una sistematica contrazione: si è passati dalle 1.436 denunce presentate nel 1996, alle 408 del 2016, non certamente a causa della decrescita del fenomeno.
Il dossier riporta diversi dati sulla povertà e la disuguaglianza. Segnaliamo, in particolare, il numero dei pignoramenti eseguiti dall’autorità giudiziaria nel solo 2017: 47.694 in Lombardia, 23.957 in Sicilia, oltre 19mila in Piemonte e Veneto. Nel giro di poco più di un quinquennio - dal 2012 al 2017 – oltre 1 milione di cittadini italiani sono risultati oggetto di requisizione di beni a loro intestati. Il documento evidenzia inoltre - tra le situazioni che portano a una condizione di sovraindebitamento – la dipendenza da gioco d’azzardo.
Banco dei pegni e sistema bancario
Il dossier rimarca anche le contraddizioni che riguardano il sistema bancario, che concede prestiti in modo del tutto insufficiente rispetto ai bisogni di singoli, famiglie e imprese, che controlla i Banchi dei pegni e, contemporaneamente, investe in modo massiccio in due settori altamente problematici dal punto di vista morale e politico: il commercio delle armi e il mercato dei combustibili fossili. Il “mercato bellico” rappresenta un business con numeri da capogiro: 41 miliardi di euro di esportazioni di sistemi militari nel periodo 2018-2019.
Dalla Relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 2019 risultano transazioni bancarie attinenti ad operazioni di export di armamenti per un valore complessivo di 3.833.849.671 euro di “importi segnalati” e di 5.612.452.670 per “importi accessori segnalati”. Per quanto riguarda, invece, il settore dei combustibili fossili, fra le 35 principali banche mondiali finanziatrici di fonti fossili figurano anche istituti italiani quali UniCredit e Intesa San Paolo, con finanziamenti destinati a questo mercato di 23,2 e 12,1 miliardi di dollari nel periodo 2016-2019.
“Con la pubblicazione di questo dossier-denuncia”, dichiara Filippo Torrigiani, “abbiamo inteso accendere un faro su una questione drammatica che probabilmente, con la pandemia, andrà ad acuirsi ancora di più e a cui la politica deve guardare con maggiore attenzione.”
“Il presente rapporto”, afferma Armando Zappolini, “offre un’ulteriore prova di quanto sia grave e urgente bloccare la crescente povertà di tante persone, cominciando dal limitare tutto ciò che la provoca. L’azzardo, nelle sue molteplici forme, ne è sicuramente una delle cause più evidenti, specialmente in tempi di crisi economica e sociale. I dati riportati nel dossier sono un’ennesima occasione offerta alla politica per fare scelte coraggiose che antepongano il bene comune agli interessi economici. I numeri sono persone, sono storie vere di fatica e di dolore che non ci possono più lasciare indifferenti. La cronaca di questi giorni del femminicidio compiuto a Genova ci dice quanto l’indebitamento provocato dalla dipendenza da gioco d’azzardo può sfociare anche in gesti di violenza. In questo cortocircuito lo stato non può più continuare a nascondersi.”
“Il CNCA promuove questo documento- dichiara Riccardo De Facci – perché ci sembra racconti i processi profondi che stanno alla base di una parte di quelle problematiche e di quei bisogni che incontriamo nel nostro quotidiano lavoro con le vulnerabilità sociali. In questo dossier ci sembra di ritrovare, attraverso le analisi presentate, i volti di molte delle persone che sui territori ci chiedono aiuto o di cui cogliamo le difficoltà e a cui proviamo a dare supporto. Un lavoro che cela nella sua oggettività i vari problemi di povertà economica e indebitamento dovuti a vari fattori come la disoccupazione di lunga durata o l’improvvisa mancanza di lavoro, la dipendenza, il grave coinvolgimento nel gioco d’azzardo (come confermato dal recente caso di Genova), le difficoltà sociali di inclusione o di grave instabilità economica”.