La pandemia ha messo in ginocchio le famiglie italiane costrette a pagare un caro prezzo in termini di cari portati via dalla malattia e di soldi in meno nel salvadanaio, già in difficoltà per tante di loro. A fotografare questa realtà è un dossier della Confesercenti secondo il quale da inizio pandemia gli italiani si sono fortemente impoveriti: in media sono entrati 1650euro in meno a nucleo familiare.
Tutto questo nonostante i ristori, mai a sufficienza, bonus e contributi straordinari erogati dai Comuni quasi sempre sotto forma di buoni spesa. Un dato che nel breve periodo non sembra destinato a migliorare. Le stime di recupero sono infatti lente e tutto o quasi dipenderà dalla campagna vaccinale in corso. Si prospetta che per la fine del 2021, qualora i risultati della campagna dovessero raggiungere gli obiettivi prefissati, i redditi saranno in ogni caso caratterizzati dal segno in perdita.
Come sempre, anche in questa statistica ci sono dislivelli, regioni e fasce di popolazione colpite in maniera diversa, chi in modo più incisivo, chi meno. Si passa da Emilia Romagna e Marche, che segnano un -897euro e un -807euro, fino alla Puglia, dove la perdita di reddito risulta essere tra le più basse d’Italia, fino al Lazio, che segna una via di mezzo vera e propria: poco più di 400euro in meno, così come in Abruzzo, Molise e Sardegna.
Ovviamente, è un dato destinato a variare, in base ai contagi, alle colorazioni delle Regioni, alla campagna vaccinale ma è un dato che conferma ancora volta quanto sia grave la crisi non solo sanitaria ma anche sociale ed economica che ha colpito il nostro Paese. Senza voler fare il lungo elenco che purtroppo ci accompagna da un anno a questa parte, conosciamo benissimo i settori in maggiore crisi: dal mondo dello sport, con palestre e piscine chiuse, al mondo dello spettacolo, con teatri serrati e spettacoli di piazza banditi nonostante moltissime realtà abbiano dimostrato di saper organizzare eventi in periodo di Covid in completa sicurezza, fino ai ristoratori, che oramai non conoscono la parola “cena” nei propri menù da troppi mesi. Solo per citarne alcuni e senza contare tutto l’indotto collegato a questi comparti.
In questi mesi allo stesso modo abbiamo imparato a conoscere il grande cuore degli Italiani, feriti, ma mai sazi di donare un po di se stessi a chi è più povero, a chi è più rimasto indietro. Ci siamo abituati alle file davanti le Caritas, davanti le Parrocchie, alle grandi catene di solidarietà che associazioni e liberi cittadini hanno fatto nascere e crescere sotto il cielo di una nazione ferita ma che non vuole mollare.
“Andrà tutto bene” è lo slogan del 2020 ma ci auguriamo che il nuovo governo Draghi, oltre a declinare i messaggi della speranza possa iniziare a costruire azioni concrete a favore degli italiani.