Era nell’aria ma nessuno aveva mai ‘osato’ di chiederglielo senza peli sulla lingua. Ieri sera l’ingrato compito è toccato a Nicola Porro che durante la sua trasmissione “Quarta Repubblica” su Rete 4, ha intervistato Guido Bertolaso, che ha ufficializzato il suo No, senza se e senza ma, alla corsa a candidato sindaco di Roma.
Un colpo al cuore e un altro agli equilibri delle Lega nazionale e romana che Salvini, collegato con Porro pochi minuti dopo, non ha diregito bene a tal punto, come lui stesso ha dichiarato, da mandare subito un messaggino al ‘Guido nazionale’ per chiedergli di rifletterci bene.
Bertolaso, attualmente consulente della regione Lombardia per il piano vaccinale, è stato chiaro: “dovranno trovarne un altro. Io sono un volontario, consulente del presidente della Lombardia, l’idea di Roma è stata una suggestione dello scorso autunno. Quando mi hanno chiamato Attilio Fontana e Letizia Moratti alla fine di gennaio chiedendomi di venire a dare una mano ho detto loro ‘guardate c’è qualcuno che mi vorrebbe candidare a fare il sindaco di Roma; parlate con questo qualcuno o questa qualcuna perché se io vengo a lavorare in Lombardia io non posso più essere candidato”.
A motivare il suo Niet anche questioni morali: “lavorando in Lombardia avrò anche un pò di visibilità: sono in televisione con voi pur essendo un semplice consulente, ma magari uno su mille che ci ascolta apprezza quello che dico. Quindi io non faccio campagna elettorale con il lavoro che sto facendo. Io sono sempre un funzionario dello Stato: la mia Bibbia è l’articolo 54 della Costituzione. E quindi purtroppo, anche con rammarico, non posso pensare di farmi campagna elettorale per fare il sindaco di Roma. Dovranno trovarne un altro”.
Palesemente spiazzato dalle parole di Bertolaso, Matteo Salvini ha tentato, come spesso gli capita quando costretto ad incassare il colpo, di rilanciare: “Io penso che Bertolaso possa essere il sindaco migliore per rilanciare, ricostruire e far rinascere Roma. Durante la pubblicità gli ho mandato un messaggino, vedrò di ragionarne con lui”.
Il No di Bertolaso cambia e non poco lo scacchiere del centrodestra in vista delle comunali che dovrebbero tenersi entro giugno o in autunno per via dell’emergenza covid. Dopo il tira e molla di questi mesi, l’unico candidato in campo, che peraltro non ha ancora sciolto la riserva, resta il pupillo di Giorgia Meloni, Andrea Abodi. Volto noto nell’ambito sportivo istituzionale, certamente meno rispetto a Guido Bertolaso. Un nome sul quale occorrerà convincere la base della Lega della Capitale che puntava a costruire intorno all’ex capo della Protezione Civile una rete forte per poter competere con Fdi, magari strappando anche la maggioranza delle candidature per i municipi.
Resta quindi, come nel campo del Centrosinistra, apertissima la corsa alla scelta del candidato. Ai grandi partiti non resta che mettere un annuncio su Porta Portese per trovare un volontario pronto a sfidare Virginia Raggi, unica candidata di spessore finora in campo, sostenuta tuttavia non da tutto il Movimento Cinque Stelle.
La Capitale, nonostante l’emergenza sanitaria richieda scelte delicatissime per i prossimi anni, ancora una volta non pare essere considerata una priorità dai grandi partiti più interessati ad utilizzarla per interessi nazionali che a costruire sul suo rilancio un’idea nuova di Paese.