Secondo i dati dell’Osservatorio dello Spettacolo SIAE nel 2020 gli eventi in Italia hanno subito un calo del 69,29%, gli ingressi hanno segnato una diminuzione del 72,90%, la spesa al botteghino ha subito una riduzione del 77,58% mentre la spesa del pubblico è scesa dell’82,24%. Ad oggi (fonte Fondazione Centro Studi Doc) il numero di lavoratori del settore fermi raggiunge l’80% del totale, ovvero 300 mila persone tra artisti, musicisti, cantanti, attori, ballerini e maestranze che non hanno una occupazione.
Una risposta concreta all’appello di tutti questi professionisti è la proposta di legge per un “Nuovo statuto sociale dei lavori nel settore creativo, dello spettacolo e delle arti performative”. Ne abbiamo parlato con Maurizio Roi, Presidente di Artbooking e a capo del team di lavoro sulla proposta di legge, e il senatore Francesco Verducci, primo firmatario del Decreto e Vicepresidente della Commissione Cultura.
Maurizio Roi, quali sono gli obiettivi, dunque, che vuole raggiungere il nuovo statuto sociale dei lavori nel settore creativo, dello spettacolo e delle arti performative?
“Principalmente, si pone l’obiettivo di valorizzare e di tutelare il lavoro in maniera omogenea per tutte le categorie di lavoratori, subordinati e autonomi, a partire da alcune premesse e principi fondamentali, ovvero: riconoscere al lavoro dei creativi, degli artisti, dei tecnici del settore la sua effettiva centralità rispetto al sistema produttivo nel quale essi agiscono. Si introduce così per la prima volta nella legislazione nazionale, un concetto di filiera produttiva e industriale che discende e si sviluppa a partire dai processi artistici, culturali e creativi”.
Uno dei principi cardine di questa riforma è il riconoscimento della cosiddetta “discontinuità” come elemento caratterizzante di questo tipo di lavori.
“Con questo statuto la discontinuità del lavoro non è più penalizzante per i lavoratori del settore, ma diventa un fattore di salvaguardia mirata di quei tempi che costituiscono parte essenziale e irrinunciabile della loro vita lavorativa e professionale, come la formazione continua, i tempi di preparazione, la ricerca, lo studio. Il nuovo statuto prevede per questo anche l’Indennità di Discontinuità, un nuovo strumento specifico di tutela per i lavoratori del settore.
Altra novità importante che il Dl vuole introdurre sono le tutele previdenziali. Ce ne può parlare?
“Con questo statuto si stabilisce che le retribuzioni o i compensi pattuiti nei contratti di lavoro non possono mai essere inferiori alle retribuzioni previste dai contratti collettivi nazionali di riferimento per il settore. Nello specifico i lavoratori ed i professionisti del settore creativo sono individuati attraverso la loro iscrizione nella gestione speciale INPS del Fondo Pensioni Lavoratori dello Spettacolo. L’iscrizione nel Fondo è obbligatoria e discende dallo svolgimento di una delle attività regolate dalla legge. I lavoratori sono titolari di un’unica posizione assicurativa”.
I temi della discontinuità e della estensione delle coperture assicurative coinvolgono ormai l’universo dei lavoratori dipendenti e autonomi. Perchè avanzare una proposta di legge specifica per il settore dello spettacolo?
“Solo il 30% degli iscritti al Fondo pensionistico dei lavoratori dello spettacolo ha un contratto a tempo indeterminato questo perché in Italia manca il riconoscimento adeguato del lavoro e dell’impresa Culturale e creativa. L’Italia è indietro rispetto al resto d’Europa, priva di normative adeguate. Dobbiamo, non dico essere all’avanguardia in Europa, ma almeno visto il nostro patrimonio e talento, neppure in retroguardia”.
Senatore Verducci, La riapertura dei teatri è un passo in avanti, ma non è la soluzione alla crisi del mondo dello spettacolo.
“Il tema dell’emergenza non è chiuso: vanno create le condizioni per la riapertura, fare in modo che il decreto Sostegno intervenga colmando le lacune che finora ci sono state e crei le condizioni di sostegno economico e di ricostruzione del pubblico e della domanda”.
Lo ‘Statuto’ che proponete è uno strumento che va in questa direzione?
“Occorre un sistema organico di tutela previdenziale e sociale dei lavoratori del settore dello spettacolo su dispositivi specifici di welfare che permettano di proteggere quella che in altri settori di attività costituisce un’eccezione, ma che in questo ambito è invece una condizione caratteristica di lavoro, cioè la discontinuità, l’intermittenza, il tempo di formazione e preparazione che prelude alla messa in scena, e la differenziazione dei contratti o degli ingaggi con i quali è richiesta la prestazione lavorativa o professionale”.