Quattordici euro al giorno per pagare una baby sitter che tiene i figli dei genitori lavoratori in zona rossa e congedi lavorativi retribuiti, ma solo al 50%, per il periodo di lockdown imposto nei prossimi giorni. Sono questi, ad oggi, i provvedimenti varati dal governo dei “Migliori” a favore di chi da lunedì 6 marzo dovrà chiudersi in casa, lavorare in smart working e contemporaneamente seguire i figli in dad o, peggio, accudire i bimbi più piccini.
Definirla “mancetta” non è certo offensivo per chi nella vita quotidiana con quei quattordici euro ci arrotonda con immensa fatica lo stipendo, ma certamente è un punto su cui il governo degli esperti avrebbe dovuto ben meditare prima di emanare un provvedimento che alimenta, per dirla in un linguaggio politicamente corretto, forti perplessità fra la popolazione.
Innanzitutto viene da chiedersi per quale motivo e con quali garanzie, nel momento in cui chiudi il Paese e le persone in casa, si dovrebbe far entrare una persona esterna per farla stare a contatto diretto, pur se con le precauzioni, con i propri figli. Ma, soprattutto, è un altro il tema logico che pare essere sfuggito alle centinaia di costosissime task force presenti nei vari dicasteri: l’idea che un lavoratore in smart working possa contemporaneamente seguire i propri figli è un’ammissione di fatto che il cosiddetto lavoro agile, almeno per chi lavora nella Pubblica Amministrazione, non è altro che una sorta di congedo retribuito. Cosa che, comprendiamo bene, può far imbufalire il lettore che lavora negli uffici pubblici, ma resta la realtà di un governo che, in piena continuità con i precedenti, continua a non comprendere la drammaticità del momento storico che gli italiani stanno vivendo.
Ad usufruire della mancetta-Draghi saranno, si legge sul sito dell’Inps, “i genitori lavoratori autonomi, le forze del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, le forze dell’ordine e gli operatori sanitari hanno la possibilità di optare per un contributo per il pagamento di servizi di baby sitting, fino al 30 giugno 2021”.
Altro tema, ad oggi totalmente estromesso dal dibattito pubblico, è il pagamento delle rette per asili nido, materne e quota mensa per le scuole dell’obbligo. In base ai regolamenti vigenti, il pagamento dell’intera quota è sempre dovuto qualora il servizio sia stato garantito per almeno dieci giorni lavorativi. Non a caso l’avvio dell’anno scolastico avviene sempre entro e non oltre il fatidico decimo giorno e con la scusa dell’inserimento morbido tutto il mese di settembre scivola via fra mille difficoltà delle famiglie, perchè l’orario è sempre ridotto mentre la quota della retta è da subito a cifra tonda.
La chiusura delle scuole da lunedì 15 marzo, quindi, rappresenterà un’ulteriore beffa per le famiglie che dovranno, fino a comunicazione diversa, pagare le rette di marzo per intero. Altre centinaia di euro sottratte dalle tasche degli italiani in cambio di quelle che allo stato attuale sono ancora e soltanto mancette.
Piccola nota a margine: il ministro della Famiglia, Elena Bonetti, è renziana doc. Andando a rileggere il programma di Italia Viva sulla famiglia si apprezza un manifesto di belle intenzioni, lo stesso libro dei sogni che l’altro Matteo, quello leghista, recita a memoria in tutte le campagne elettorali ripetendo, ad esempio, il progetto della gratuità degli asili nido.
Un bel libro dei sogni tenuto furbamente nel cassetto non appena si arriva al governo. Ma questo, purtroppo, vale indistintamente anche per tutti gli altri leader dei partiti oggi al governo che, ad un mese dalla nomina, oltre a non aver ancora tutti ottemperato alle comunicazioni inerenti la trasparenza sui dati reddituali e patrimoniali dei ministri, ancora non hanno ben chiaro la drammaticità della crisi che gli italiani tutti stanno pagando.