Nell’ultimo anno gli effetti della pandemia da Covid-19 hanno causato la perdita di 243mila occupati nel settore dei pubblici esercizi. Ad avere la peggio, sono stati soprattutto cuochi, camerieri, barman e tra loro poco meno di 20mila apprendisti. Sette su dieci di coloro che hanno perso il lavoro hanno meno di 40 anni. A fotografare questa drammatica situazione è l’ultimo studio di Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici esercizi, elaborando i dati Inps.
Uno dei settori più penalizzato è quello delle discoteche con una flessione dell’occupazione dipendente di 3.000 unità, pari al 57,4%. Il blocco dei licenziamenti che è stato prorogato fino alla fine di giugno del 2021, ha scaricato gli effetti della crisi sul lavoro a tempo determinato e stagionale: il 54,9%, ovvero 166mila soggetti, erano lavoratori assunti con contratto a tempo determinato, mentre il 40,7% erano contratti stagionali.
Toscana e Lazio sono le regioni che hanno pagato, e continuano a pagare, il dazio più alto dove gli occupati sono scesi del 27,6%, seguite a ruota dalle regioni del Nord Ovest, dove il crollo si è fermato mediamente al 25,8%. Stando ai dati di CNA Firenze, nel capoluogo toscano oltre il 40% delle imprese fiorentine è convinto che nel 2021 non tornerà mai ai livelli precedenti. Uno su quattro, ovvero il 27% ha paura di chiudere la propria attività nei prossimi mesi. Più del 20% crede di riuscire a recuperare nel corso dell’anno le perdite che si sono accumulate nel 2020 e circa il 9% spera in un incremento sui risultati pre-covid.
Nel Lazio invece ben 18mila attività hanno chiuso i battenti e l’80% di queste solo a Roma. Valter Giammaria, presidente di Confesercenti Roma, in merito alle innumerevoli chiusure delle attività romane ha dichiarato che “La situazione è molto critica registriamo cali dal 50 al 70% nelle vie del centro storico a Roma e anche in provincia, ma se gli acquisti vanno male anche nel periodo dei saldi che fai? Chiudi”.
“Le nostre peggiori previsioni si sono avverate”, sottolinea Fipe Confcommercio. Le imprese sono ormai allo stremo, senza più l’ossigeno necessario per respirare. Il mondo della ristorazione nel 2020 è dovuto stare chiuso forzatamente per 160 giorni, mentre ai locali da ballo e alle imprese di catering è andata persino peggio. Ogni volta che si intravedeva uno spiraglio di ripresa, ecco arrivare nuove chiusure. In questo modo si è smesso di investire sul futuro e infatti tra i più penalizzati ci sono stati i giovani e i giovanissimi. La speranza è che si possa invertire il trend una volta per tutte e che questo sia davvero l’ultimo sforzo. Ma occorre programmare la ripartenza sin da subito”.