di Daya De Nardi
È centrale oggi difendere e tutelare la vita, sostenendo le famiglie, in contrasto alla denatalità. Un messaggio lanciato dal primo Festival nazionale per la Giornata della Vita Nascente, a cui hanno partecipato oltre 40 associazioni e ospiti autorevoli, che si è svolto sabato 27 marzo in diretta sul sito giornatavitanascente.org.
Questa iniziativa si origina dal desiderio di istituire una Giornata della Vita Nascente e, a tal fine, sono state presentate quattro proposte di legge in Parlamento. La scelta del giorno è ricaduta sul 25 marzo, data già designata in tanti altri paesi.
“Per rompere il buio, come è noto, basta accendere una luce”, afferma l’avvocato Margherita Prandi Borgoni del Centro Studi Rosario Livatino. Il Festival è stato un momento di condivisione, di confronto, motivo di trasmissione di “cultura, sapere, riflessioni, su temi che devono passare dalla carta alla vita” entrando nel vissuto comunitario anche e soprattutto dei più giovani.
L’obiettivo del disegno di legge è fissato nel primo articolo e, segnatamente, “promuovere la consapevolezza del valore sociale della maternità attraverso un’azione socio-educativa profonda, che aiuti le persone a costruire una società di uomini e donne aperti alla vita, alla continuità e alla solidarietà tra generazioni”.
L’avvocato del Centro Studi Rosario Livatino, nel suo intervento, attenziona un punto nodale della proposta di legge, esattamente al primo articolo: “la Repubblica riconosce il 25 marzo come Giornata della vita nascente”. La Prandi, nel cogliere una chiara convergenza verbale, dettaglia la propria riflessione. “Questo verbo, riconoscere, è utilizzato dalla Costituzione già più volte, tre per la precisione, nei primi 12 articoli che sono i principi fondamentali della nostra carta istituzionale più importante: all’art. 2, dove si parla del riconoscimento dei diritti umani; all’art. 4, in tema di diritto del lavoro, e all’art. 5, in tema di autonomie locali. Il verbo riconoscere vuol dire che lo Stato non intende istituire, attribuire, costruire, codificare, ma riconosce, cioè sa che esiste qualche cosa che preesiste e che va tutelato: la vita nascente”.
In attuazione di tale proponimento interviene l’art. 2, che recita: “Lo Stato, le Regioni e gli enti locali organizzano o promuovono, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri, momenti comuni di informazione e di riflessione, anche nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di diffondere informazioni sulla gestazione, sulle comunicazione e l’interazione relazionale precoci tra madre e figlio, sulle cure da prestare al nascituro e alla donna in stato di gravidanza, sui diritti spettanti alla gestante, i servizi sanitari e di assistenza presenti sul territorio, la legislazione sul lavoro a tutela dei genitori, nella prospettiva di far emergere tutta la positività dell’esperienza genitoriale”.
L’art. 3 coinvolge il mondo associativo e l’ultimo articolo di questo disegno di legge richiama le associazioni del terzo settore all’organizzazione di eventi culturali, di cui il Festival nazionale per la Giornata della Vita Nascente ne è la traduzione plastica.
Se la proposta, avanzata con un’ampia convergenza parlamentare, diventerà legge, allora vi sarà una possibilità per “accendere quella luce, una speranza nuova”. Margherita Prandi, a conclusione di una riflessione attenta e rivelatrice, propone una frase di papa Francesco: “La vita è sempre un dare ed è costoso prendersi cura della vita. Oh quanto costa! Costa lacrime. Ma come è bella la cura per la vita, permettere che la vita cresca, dare la vita come Gesù, e dare in abbondanza, per non permettere che anche uno solo di questi più piccoli vada perso”.