E’ stata pubblicata da Banca d’Italia, nell’ambito delle comunicazioni obbligatorie, la nota periodica redatta congiuntamente dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il documento commenta l’andamento del numero di posizioni di lavoro analizzando le tendenze nazionali e locali con dati provvisori aggiornati al 28 febbraio 2021.
Nei primi due mesi del 2021 l’occupazione dipendente regolare è rimasta sostanzialmente stabile: nel bimestre gennaio-febbraio il saldo tra le posizioni attivate e quelle giunte al termine è rimasto all’incirca sugli stessi livelli del 2020, immediatamente prima dello scoppio della pandemia (-65.000 in gennaio, 55.000 in febbraio). Le cessazioni sono state 707.000 a fronte di 697.000 attivazioni.
Alla fine del periodo che va dall’avvio della crisi pandemica, ossia dal 1 marzo 2020 al 28 febbraio 2021, sono stati creati circa 300.000 posti di lavoro in meno rispetto ai dodici mesi precedenti; dopo il punto di minimo raggiunto a metà giugno 2020 (quasi 600 mila posti di lavoro in meno) è stata pertanto recuperata circa la metà del divario.
La pandemia ha fortemente rallentato la creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato: per questa tipologia di contratto le attivazioni nette cumulate sui dodici mesi, che misurano la variazione del numero di posti di lavoro nel periodo considerato, sono però rimaste positive e pari a 259.000. Su tale tendenza hanno inciso il blocco dei licenziamenti e la dinamica delle trasformazioni registrate alla fine dello scorso anno, sostenute dagli incentivi introdotti dal decreto “Agosto”.
A dicembre le stabilizzazioni di contratti temporanei sono state oltre 100mila (20.000 in più rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il Decreto Sostegni, in vigore da 23 marzo 2021, ha prorogato ulteriormente il divieto dei licenziamenti fino al 30 giugno 2021, con proroga fino al 31 ottobre 2021 per quei settori che beneficiano della cassa in deroga e dell’assegno ordinario.
Attualmente al Mise sono aperti 99 tavoli di crisi, con quasi 56.000 lavoratori coinvolti. Il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, è maggiormente impegnato su due vertenze, considerate le più calde del momento: quella di ArcelorMittal e quella di Alitalia. In particolare, sul fronte Alitalia, nel corso del nuovo colloquio con la commissaria europea Margrethe Vestager, cui hanno partecipato anche i responsabili del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, e del Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, è stato definito l’obiettivo di avere una compagnia solida che possa iniziare ad operare al più presto nel segno della discontinuità col passato. Si attendono nei prossimi giorni ulteriori approfondimenti tecnici. Nel frattempo, la commissaria ha definito l’incontro come “costruttivo”.
Il governo, dunque, sta accelerando l’interlocuzione con la Commissaria alla Concorrenza Vestager per avere il via libera alla cessione alla Ita, del ramo aviation. Per quanto riguarda invece i rami Handling e Manutenzione si prevede un bando di gara. “L’obiettivo della partenza della newco Ita è entro giugno-luglio. Per questo dobbiamo accelerare. Il fattore tempo è decisivo. È nostro interesse che Ita parta il prima possibile. Siamo già in ritardo, Ita doveva essere operativa già ad aprile”, ha detto Giorgetti nel corso di un’audizione su Alitalia.
Al momento l’unica certezza è costituita dal piano presentato lo scorso dicembre dal presidente Francesco Caio e dall’amministratore delegato Fabio Lazzerini, che prevede una struttura più snella con massimo 52 velivoli e 4.500 dipendenti, con la previsione di circa 6.500 esuberi.
Circa un mese fa lo stesso Commissario scriveva ai dipendenti che “La difficoltà estrema che stiamo affrontando in queste settimane è sostanzialmente riconducibile al minore indennizzo sinora autorizzato (272 milioni di euro anziché i 350 previsti dal citato decreto) e ai tempi che si sono rivelati necessari per l’avvio degli adempimenti cui ITA è tenuta per legge, tuttora in corso”.
Nel frattempo, L’Unione Europea ha dato l’ok per l’ultima tranche di ristori pari a 27,4 milioni di euro, la metà dei 55 milioni di euro attesi dal commissario Giuseppe Leogrande. Questi fondi dovrebbero essere sufficienti per sostenere l’ultima fase dell’amministrazione straordinaria e assicurare gli stipendi dei dipendenti che da quanto si apprende dall’Ansa, non sono ancora stati pagati. A questo proposito il 31 marzo i sindacati hanno in programma una riunione con i commissari.