di V.Sor
In Senato l’approvazione della legge delega sull’assegno unico per i figli a carico: 200-250 euro al mese a figlio, dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni e la quota dipenderà dal reddito. Rimane il nodo delle risorse: 20 miliardi i fondi a disposizione tra aiuti preesistenti e nuovi stanziamenti ma potrebbero non essere sufficienti.
“Il Mef sta facendo le quantificazioni precise perché nessuno ci perda” afferma il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti: “L’assegno unico e universale è un risultato storico perché in Italia facciamo finalmente un primo passo per cambiare le politiche familiari, rimettendo al centro le nuove generazioni, le donne, il sostegno alla genitorialità e la parità di genere”.
L’assegno unico è il nuovo nato di una serie di misure approvate nell’era COVID a sostegno di lavoratori e lavoratrici con figli sotto i 12 anni. Congedo straordinario, bonus baby-sitting, smart-working hanno lasciato insoddisfatte le platee dei genitori che, a gran voce, hanno chiesto di rivedere le misure adottate secondo un disegno omogeneo e di lunga durata. Gli effetti delle chiusure di scuole e servizi per la prima infanzia sono sotto gli occhi di tutti, vissute in prima persona dai genitori che, ormai da più di un anno, si dimenano a fatica tra DAD, smart-working, gestione della casa e difficoltà economiche dovute alla chiusura di interi settori ed attività.
Le misure hanno risollevato poco o nulla: il congedo straordinario, riservato dai decreti Cura Italia (marzo 2020) e Rilancio (maggio 2020) ai genitori con figli minori di 12 anni, è stato un privilegio di alcune categorie di lavoratori pubblici o privati, autonomi e iscritti alla gestione separata. L’indennità del 50% dello stipendio ha penalizzato le famiglie bisognose. I problemi legati alle difficoltà di conciliare il lavoro con le esigenze di cura dei figli non sono stati risolti: le soluzioni adottate hanno scaricato sulle famiglie i bisogni educativi e di socialità di intere generazioni di bambini e ragazzi. Il bonus baby-sitting, erogato anche ai nonni, è stato insufficiente e talvolta penalizzante, perché alternativo ad altre forme di aiuto. E da ultimo lo smart working, trasformato da strumento alternativo al lavoro in presenza, in unica possibilità offerta per la gestione quotidiana della famiglia, riservata a categorie di lavoratori più fortunati ma non a tutte.
Le misure finora adottate mancano di visione generale: gli importi sono esigui e non proporzionati all’età e al numero dei figli. Le soluzioni sono prive di valenza educativa; piuttosto che reali strumenti di cura, scaricano sulle famiglie costi e responsabilità educative.
Dopo tante critiche e le preoccupazioni espresse dai genitori, arriva oggi l’atteso assegno unico per i figli. Si ripensa ad un disegno complessivo, riformando l’incompatibilità tra smart working e bonusbaby-sitting o congedo straordinario; si parla di aumentare gli importi e modificare i beneficiari dei sostegni, si studiano proposte per trasformare le scuole in luoghi sicuri di crescita e apprendimento. L’assegno unico, previsto nell’ultima legge di bilancio, dovrà contrastare il calo delle nascite aggravato dalla pandemia e concentrare in un’unica soluzione gli aiuti già esistenti, inclusi i bonus e le detrazioni fiscali. Spetterà dal settimo mese di gravidanza fino al compimento dei 18 anni di età dei figli, estendibili ai 21, sei i figli sono studenti o disoccupati. L’importo oscillerà tra i 50 euro e i 250 euro, sulla base della condizione economica del nucleo familiare. Ma soprattutto sarà una misura universale, per tutte le categorie, destinata a favorire la natalità e la genitorialità.