Una precisa presa di posizione sulle somme sovrastimate e di dubbia esigibilità dei crediti dello Stato arriva dalla Corte dei Conti che, oltre ad attenzionare nel dettaglio il problema, auspica sostanziali interventi di controllo, informatici ed adeguati alla verifica dei residui affidati all’Agente della Riscossione.
Depurare il bilancio dello Stato dei crediti che di fatto sono totalmente inesigibili non è cosa facile ne vi sono gli adeguati strumenti normativi per farlo. I crediti esposti in bilancio, nella loro interezza andrebbero singolarmente qualificati in funzione della loro prevedibile riscontrabilità. Ogni anno l’ammontare dei crediti iscritti in bilancio, considerati di riscossione certa, risulta essere di circa 170 miliardi di euro, di cui circa 70 in conto competenza, ma ne vengono poi riscossi solo circa 7 miliardi di euro includendo, in tale somma, anche le dilazioni di pagamento e le somme giudizialmente contestate e nel documento emesso della Corte dei Conti è posto anche in rilievo il disposto normativo che impone poi di scorporare dal computo anche le dilazioni di pagamento e le somme giudizialmente contestate.
Risulta ovvio ed evidente che non vi è attendibilità e veridicità dei dati contabili anche in riferimento alle continue rilevate discordanze contabili e rettifiche poste in essere dal sistema informatico della Ragioneria Generale dello Stato. Fin quando non ci saranno gli strumenti normativi per l’accertamento reale dei crediti e della loro effettiva possibilità di riscossione, tanto da rendere il dato affidabile ed attendibile, non possiamo tecnicamente neanche parlare di un bilancio dello Stato falsato.
Si rammenta agli operatori privati che una simile situazione, se rilevata nei propri bilanci, non ammette scusanti e ne scaturisce una responsabilità penale oltre che amministrativa sia nei confronti dello Stato che ne accerterà fiscalmente le risultanze sia nei confronti dei soggetti e delle banche che hanno rapporti con il privato stesso. Una doppia velocità di normativa che sembra ripetere il vecchio detto: “fate come dico ma non come faccio!”.
L’accertamento reale dei crediti e delle somme di dubbia esigibilità fa tornare così di attualità anche le problematiche tutte sorte in relazione alla fantomatica rottamazione, condono o pace fiscale che dir si voglia. Ma se buona parte dei crediti sono sicuramente non più riscuotibili da parte dello Stato e la maggior parte di tali crediti sono ormai affondati da anni nelle varie gestioni esattoriali che si sono susseguite, per poi confluire oggi nell’Agenzia delle Entrate Riscossione, perché si fanno tante discussioni inutili per condoni e pace fiscali quando lo Stato stesso, oggi per esso proprio la Corte dei Conti, ci segnala e segnala che quei crediti, nella loro quasi totalità, in alcun modo sono riscuotibili?
La domanda sorge allora sempre spontanea. A chi fa comodo mantenere una situazione tale che riporti crediti in bilancio che risultano sovrastimati e non solo di dubbia esigibilità ma da suppore di certa inesigibilità? La Corte dei Conti ha sollevato il problema in maniera responsabile e forte ora si deve auspicare ogni opportuno intervento legislativo sempre che la parte politica ne prenda immediata contezza.