A Roma è in corso un’emergenza senza precedenti. Se nei giorni scorsi ad alzare in modo perentorio la voce è stato l’onorevole del Partito Democratico, Andrea Romano, che ha puntato il dito contro la Sindaca Raggi per l’impossibilità di dare una sepoltura al figlio 24enne dopo due mesi dalla morte, oggi lo spazio è dedicato a chi sta vivendo in prima persona i disagi della situazione emergenziale in corso: le imprese di onoranze funebri.
I numeri sono da brivido: sono oltre 2.000 le bare in attesa di sepoltura o cremazione. Solo chi frequenta alcuni angoli dei vari cimiteri può capire realmente quale sia il livello di gravità. Dopo settimane e settimane di attesa, accatastate l’una sull’altra come fossero bancali d’acqua al supermercato, le bare stanno iniziando a perdere i liquidi, rilasciando odori nauseabondi. Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni in redazione, gridi di allarme e di sdegno, da parte di Onoranze Funebri non solo di Roma, ma anche dall’hinterland della Capitale.
“Non riusciamo a svolgere correttamente il nostro lavoro – ci confida un addetto alle Onoranze Funebri – abbiamo la coda di famiglie che quotidianamente ci chiedono informazioni su quando potranno andare a pregare il proprio caro in una sepoltura degna”.
A darci una spiegazione più approfondita è Damiano Paternò, del Servizio Funebri Tranchina, agenzia di Roma: “La verità è che AMA non è in grado di gestire i cimiteri. L’emergenza COVID è solamente la punta di un iceberg. Sicuramente avrà influito, causandogli la perdita di personale sia a livello amministrativo che impiegato nei cimiteri senza mai fare nuove assunzioni. Il punto nevralgico è che AMA non ha personale a sufficienza. Una salma che arriva per essere tumulata in una tomba dove ci sarebbe posto, viene ugualmente messa in deposito. Una situazione che fa perdere tempo alla famiglia, oltre a rinnovargli e prolungargli il dolore per la perdita del proprio caro, e fa diminuire i posti disponibili per quelle salme che dovrebbero realmente stare in deposito perché destinate alla cremazione”.
“Per troppo tempo è stata data la colpa solamente al COVID. È vero, c’è sicuramente stato un incremento dei decessi, ma il problema è che di 6 forni disponibili, ne lavorano la metà. AMA parla di numeri, ma ci sono giorni in cui forse addirittura nemmeno lavorano i forni”. Rincara la dose poi Paternò: “AMA non ha personale per liberare i loculi scaduti con concessioni ultra trentennali. Ci sono loculi con concessioni scadute da diversi anni, occupati dal 1985 che non vengono liberati quando potrebbero essere rivenduti e soprattutto potrebbero attenuare il problema della mancanza di posti”.
“Come Onoranze Funebri non riusciamo a fare bene il nostro lavoro e non sappiamo più cosa proporre alle famiglie che vengono in agenzia. Se l’AMA non riesce a soddisfare più i requisiti posti sul contratto in essere con il Comune, il Comune dovrebbe rescinderlo oppure l’Azienda dovrebbe alzare le mani e andarsene. Non è solo una inadempienza contrattuale, ma una grave mancanza di rispetto verso i defunti. Così, continuano a fare danni su danni”.
La situazione è veramente insostenibile. Un arrivo continuo di bare, oramai distinguibili l’una dall’altra solamente da un adesivo posto dalle onoranze funebri che indica il nome e il cognome della persona deceduta presente all’interno.
Per completezza, riportiamo anche un estratto della nota stampa diffusa da AMA, l’Azienda capitolina che si occupa del settore cimiteriale di Roma. Pubblicata nella giornata di ieri sul sito ufficiale, la nota snocciola i dati delle cremazioni da inizio 2021.
“Dall’inizio di quest’anno, presso il Cimitero di Prima Porta, sono state effettuate oltre 4500 cremazioni, 568 soltanto negli ultimi quindici giorni, e oltre 6700 operazioni tra inumazioni, tumulazioni, esumazioni ed estumulazioni” spiega la nota AMA, che poi prosegue: “l’impianto crematorio romano resterà attivo anche il prossimo 1° maggio e le salme verranno accolte anche domenica 2 maggio”.
Una situazione già esplosa da tempo, insomma, che si teme nella Capitale possa far accrescere sempre di più, giorno dopo giorno, la propria onda d’urto. È indubbio che la pandemia e l’aumento esponenziale delle morti abbia peggiorato una situazione già di per se parzialmente compromessa ma non può e non deve essere una scusa per l’eternità.
È necessario intervenire, con urgenza. In qualunque modo, ma Roma non merita questo. E soprattutto, uomini e donne che hanno lavorato una vita, tra sacrifici, rinunce e sofferenze, hanno diritto, una volta giunta la loro ora, ad avere una sepoltura dignitosa. Lo meritano loro e le loro famiglie che, in un momento di smarrimento e dolore per la perdita di un proprio caro, non devono vivere anche la sofferenza di non avere un posto dove portare un fiore alla persona amata.