Tanti segni meno dall’ultima rilevazione dell’ISTAT sulla popolazione italiana. Ma anche tanti allarmanti dati che schizzano verso l’alto. Un’analisi che ha sicuramente sentito in maniera pesante le conseguenze della pandemia da COVID-19, che sia da un punto di vista sanitario che economico ha segnato il periodo più nefasto della storia mondiale dalla Seconda Guerra Mondiale.
Iniziamo con i due numeri che maggiormente hanno attirato la nostra attenzione: quello dei decessi, che nel 2020 sono stati 746mila, ovvero il 18% in più rispetto all’anno pre-pandemia, e quello legato all’aspettativa di vita, che scende ad 82 anni. Due dati, soprattutto il primo, diretta conseguenza del COVID-19, inizialmente un puntino lontano in una provincia della Cina, oggi ancora sgradevole coinquilino della nostra nazione.
Un virus che ha ucciso l’economia ma soprattutto le nostre generazioni, in alcuni casi decimando vere e proprie classi di età. Ovviamente non tutti e 746mila sono morti per via del virus, ma è senza dubbio un numero fortemente condizionato da quanto stiamo attraversando a livello mondiale. Allo stesso tempo, cala l’aspettativa di vita a 82anni.
Un “accorciamento” della vita sicuramente non dovuto interamente alla pandemia, ma anche ad uno stile di vita che negli anni ha letteralmente consumato e portato allo strenuo delle forze un popolo che lavora e che prima del lockdown, non ha mai conosciuto la frase “rimanere a casa”.
Ancora più in calo il dato delle nascite: -30% in 12 anni. Sebbene in tanti abbiano colto l’occasione dello stare in casa in maniera obbligata per rafforzare il proprio amore e allargare la famiglia, in tanti altri hanno dovuto fare i conti prima di pensare di mettere al mondo un figlio. Calcoli alla mano quindi, più morti e meno nascite, per un totale di meno 384mila residenti. Dati prevedibili, non drammatici, ma comunque più che indicativi di una situazione che a causa della pandemia è stata fortemente stravolta.