di V. Sor.
Si sono svolti il 14 maggio, a Città del Vaticano, gli Stati Generali sulla Natalità, alla presenza del Papa, del presidente del Consiglio Mario Draghi, dei ministri Bonetti (Famiglia e Pari Opportunità) e Bianchi (Istruzione) e di molti amministratori delegati d’imprese pubbliche. I temi affrontati: calo demografico e natalità, questioni spinose dalle quali sembra dipendere il futuro e la sopravvivenza del sistema Paese.
Il Presidente Draghi ha concordato con il Papa sulla urgente necessità di rilanciare la crescita demografica in Italia, illustrando alcune misure da adottare già contenute tra le righe dei decreti del Governo e del Piano di ripresa e resilienza inviato a Bruxelles: assegno unico per lavoratori autonomi e disoccupati, investimenti su asili nido, scuole e politiche del lavoro.
Intanto i dati Istat, pubblicati in occasione dell’evento, presentano uno scenario di crisi delle nascite e calo della popolazione, negli ultimi 40 anni, che non lascia adito a dubbi: “un Paese senza figli è un paese non progetta e non crede al futuro, commenta Draghi, se il trend negativo persiste il Paese è destinato a scomparire”. Ed infatti, dopo gli anni ’50 e ’60, caratterizzati da un forte aumento della natalità in Italia, dagli anni ’70 in poi c’è stata una costante inversione di tendenza.
Il calo delle nascite ha rallentato soltanto negli anni 2000, presumibilmente a causa dell’aumento dei fenomeni migratori. Negli ultimi anni di pandemia, la crisi delle nascite poi ha raggiunto il suo culmine negativo, con numeri da 11mila a 20mila nati in meno nel 2021. La natalità in Italia è calata del 30% negli ultimi 30 anni mentre si stima che gli over 90 cresceranno del 28% nei prossimi dieci. Un paese più vecchio dunque e dove i figli potrebbero diventare un lusso o una rarità.
Secondo l’Istat, nel 2050 si scenderà sotto la soglia critica dei 350mila bambini nati in un anno. Il calo, accentuato negli anni della pandemia, potrebbe persistere perciò anche dopo l’attuale crisi sanitaria e riguardare tutta la popolazione residente e le persone in età lavorativa. Quali le misure da adottare? Quali le soluzioni? Occorre in primo luogo, secondo l’Istat, ripensare l’offerta sanitaria per fronteggiare l’invecchiamento della popolazione.
Ma è necessario, oggi più che mai, pensare a nuove politiche di welfare e soluzioni per le famiglie. “Abbiamo un sistema di politiche familiari asfittico e carente – commenta Gianluigi De Palo, Presidente del Forum delle associazioni familiari – dovrebbe diventare un capolavoro di sostegni alla natalità”. Tra le soluzioni, l’Istituto di Statistica propone di stimolare l’aumento dello 0,6 % del numero di figli medio per donna entro un decennio e favorire la ripresa dei matrimoni dopo lo stop degli ultimi anni: l’incertezza economica delle famiglie, la precarietà del lavoro e la mancanza di politiche sociali adeguate alle donne hanno provocato sfiducia nel futuro e pessimismo generazionale.
E così si provano nuove misure: l’assegno unico universale, in vigore da luglio per autonomi e disoccupati e dal 2022 per tutti i lavoratori, con uno stanziamento di 21 miliardi di euro e nuove risorse per l’occupazione femminile e le famiglie. Ma non basta. Dal punto di vista culturale, serve disinnescare quel mix esplosivo caratterizzato da una narrazione della famiglia e della vita familiare, a livello mediatico, improntata alla noia e al grigiore. Servono messaggi in grado di far recuperare, nelle giovani generazioni, coraggio e speranza nel futuro.
Occorre affrontare una vera questione sociale italiana in tutti gli ambiti vitali della società, trovando soluzioni condivise da tutti. Per frenare il crollo demografico ed affrontare la crisi del welfare, serve favorire la sostenibilità fiscale e rilanciare il sistema sanitario universale. Ma soprattutto servono misure di giustizia fiscale, iniziative di promozione del lavoro delle mamme e strumenti culturali che invertano la rotta del pensiero oggi dominante: figli e famiglia non come un fardello da sostenere faticosamente ma come investimento e speranza nel futuro. Una strada percorribile, a condizione che si prenda coscienza della serietà del problema e si remi uniti verso obiettivi condivisi.