di V. Sor.
Il 23 maggio, anche quest’anno, riporta alla memoria l’attentato terroristico del 1992 in cui perse la vita il giudice Falcone e la moglie Francesca Morvillo. Un uomo simbolo, che spese tutta la sua vita al servizio dello Stato e della legalità, nel tentativo di restituire alla sua Sicilia e a tutto il sud Italia un destino, libero dal malaffare e dalla criminalità organizzata e diverso da quello a cui sembrava condannata.
Era il 23 maggio 1992: una bomba con 500 kg di tritolo venne fatta esplodere su un tratto dell’Autostrada A29, vicino Capaci, colpendo a morte il magistrato, la moglie ed alcuni uomini della scorta e ferendo 23 persone. Lunghe indagini e molteplici processi hanno portato alla luce esecutori e mandanti. Hanno chiarito che la strage fu decisa nel corso di alcune riunioni delle “Commissioni” regionale e provinciale di Cosa Nostra, tra settembre e dicembre 1991, presiedute dal boss Salvatore Riina, detto Totò.
In quelle riunioni vennero individuati altri obiettivi da colpire, come il ministro Martelli e il conduttore TV Costanzo, oltre a Paolo Borsellino, giudice e amico di Falcone. La sentenza della Cassazione del 30 gennaio 1992 aveva confermato gli ergastoli ai principali boss mafiosi coinvolti nel famoso Maxiprocesso. La strage, dunque, era sembrata ai boss l’unica risposta ad un’inedita e quanto mai decisa offensiva dello Stato contro gli affari di Cosa Nostra.
Dalla morte di Falcone, nel 1992, arrivano a noi, ancora oggi, le sue frasi celebri: “gli uomini passano, le idee restano, diceva, restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”, una frase simbolica ed emozionante che ancora oggi lascia vivo il ricordo di un uomo che, con lealtà e coraggio, ha dedicato la sua vita ad un ideale nobile. Falcone credeva fermamente nella legalità e difendeva le sue idee con forza e coraggio. Questo ideale oggi è impresso nelle menti di altri uomini e ispira le azioni quotidiane di molti.
In una famosa intervista Falcone dichiarava: la “mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine” ma, aggiunse, “non si può vincere pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impiegando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”. Fiducia nelle istituzioni, dunque, ottimismo e dedizione al lavoro, oltre a una profonda cultura dell’organizzazione, fanno di Falcone un simbolo ancora oggi attuale, nella lotta alla mafia, in un percorso verso la vittoria della legalità sul malaffare oggi non ancora completamente raggiunto.
Dal 1992 ad oggi, la strage viene menzionata nel cinema, nella televisione e nella musica: se ne parla nella serie TV USA NCIS, nella serie televisiva 1992 di Stefano Accordi, nella fiction Il capo dei Capi, nel film Il divo di Sorrentino (2008) e in La mafia uccide solo d’estate (2013). E’ citata e raccontata dalle voci del TG nell’ultima puntata de “Il giovane Montalbano” e celebrata in varie canzoni come quella di Faletti del 1994, Signor Tenente, in Fuck The Violenza, del rapper italiano Caparezza e in diversi libri come L’estate Fredda di Carofiglio.
E anche quest’anno si rinnova l’iniziativa #PalermoChiamaItalia, promossa dal 2002, dal Ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone, alla presenza del Presidente della Repubblica, sotto l’Alto Patronato del Parlamento Europeo e con il Patrocinio del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati. La manifestazione, realizzata anche grazie alla collaborazione di Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza, si è arricchita nel tempo con il contributo dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM).
L’iniziativa, in partnership con la Rai che offre un palinsesto dedicato, con approfondimenti, documentari e film, quest’anno si attualizza e si collega alla pandemia. Su promozione del Ministero dell’Istruzione e della Fondazione Falcone, diventa “Il coraggio di ogni giorno”, l’impegno di tutte le persone che in questi mesi di emergenza del Paese, con impegno e sacrificio, hanno operato per il bene della collettività; donne e uomini che hanno reso straordinario il loro ordinario impegno mostrando un’etica del dovere che richiama uno dei più grandi insegnamenti che ci ha lasciato Giovanni Falcone.