Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un’occasione importante per la realizzazione di strategie operative volte ad una ricostruzione socio-politica che deve tener conto di una grande complessità di elementi: dal rinnovamento delle politiche sanitarie alle riforme socioeconomiche e di welfare, dagli investimenti nella ricerca biomedica alla gestione consapevole dell’emergenza climatica e della transizione ecologica.
Sarà questo uno dei temi centrali che verranno affrontati al Congresso Internazionale “COVID-19 e fragilità, il virus delle disuguaglianze alla prova dei vaccini e del PNRR”, organizzato dal direttore scientifico dell’Istituto San Gallicano IRCSS di Roma, il prof. Aldo Morrone, che si svolgerà giovedì 1 e venerdì 2 luglio in modalità virtuale. Sin dall’inizio dell’epidemia da COVID-19, l’Istituto San Gallicano IRCCS (ISG) si è impegnato in attività clinico-scientifiche e assistenziali a favore dei soggetti più fragili e vulnerabili, di norma più lontane dai circuiti di assistenza e di cura.
Grazie ai progetti in collaborazione con importanti Associazioni che operano sul territorio, come Binario 95 e Medicina Solidale, ad oggi sono stati effettuati 10 mila tamponi antigenici e molecolari alle persone senza fissa dimora e immigrati irregolari (3% di positività), anche in collaborazione con l’Elemosineria Apostolica Vaticana. Presso il San Gallicano è inoltre ufficialmente partita la campagna di vaccinazione delle persone vulnerabili, come homeless, richiedenti asilo e immigrati STP. Per i suoi effetti sulla salute, le abitudini sociali e l’economia mondiale, il COVID-19 ha provocato una vera sindemia, da intendersi non solo nell’accezione dI Merril Singer, che si riferiva soprattutto al rapporto tra patologie correlate ad un’infezione, ma in senso molto più ampio e multidisciplinare.
L’epidemia ha avuto un impatto anche sulle diagnosi. Il 20% dei decessi per COVID-19 ha riguardato proprio i malati oncologici e la cosa non stupisce se si considera che si tratta di pazienti fragili e che nel 2020 sono stati posticipati il 99% degli interventi per tumori alla mammella, il 99,5% di quelli alla prostata, il 74,4% al colon retto. Durante il primo anno di convivenza con il SARS-CoV-2, i medici di tutta Europa hanno visto circa 1,5 milioni di pazienti oncologici in meno: circa 100 mila malati in meno al mese. La pandemia ha aumentato l’impoverimento degli italiani.
L’Istat ha confermato che le famiglie totalmente indigenti sono 335mila in più rispetto al 2019, il 7,7% in più. E il numero complessivo degli individui in grave difficoltà economica ammonta a circa 5,6 milioni, il 9,4% della popolazione italiana. In un solo anno abbiamo avuto 1 milione di poveri in più. La campagna vaccinale rappresenta la cartina di tornasole di questo fenomeno a livello mondiale, e la distribuzione ineguale delle dosi – sia all’interno dei vari Paesi sia tra le Nazioni – rischia di ritardare l’eradicazione completa del virus.
Per questo si ritiene necessaria la sospensione temporanea dei brevetti. In tutta l’Africa sono state vaccinate poco più di 12 milioni di persone e ci sono ancora 10 paesi che non hanno ricevuto alcun vaccino, tra cui l’Eritrea, coinvolta in una guerra, la Tanzania, il Burkina Faso e la Repubblica Centrafricana. La pandemia ha messo in discussione anche il benessere emotivo e psicofisico delle persone: 4 operatori sanitari su 10 hanno accusato segni di burnout e 3 su 10 hanno mostrato segni di depressione. Inoltre, molti di loro hanno pagato con la vita la loro generosità e la loro professionalità. E l’allarme riguarda anche le nuove generazioni.
Si stima che saranno almeno 800 mila i nuovi casi di depressione dovuti alla paura a all’ansia, ai lockdown, alla disoccupazione, alla perdita del senso. Ad alto rischio sono soprattutto i giovani e gli anziani, oltre alle donne, le quali sono sicuramente i soggetti più colpiti dalla perdita di lavoro (su 101 mila nuovi disoccupati, 99 mila sono donne). In totale in un solo anno, il calo dell’occupazione femminile è stato del 3,2%, per un totale di 312 mila unità. Rispetto alla disoccupazione giovanile (under 25), si attesta al 29,7%.
Anche l’universo infantile mostra dati allarmanti, con l’insorgenza di problematiche comportamentali e sintomi di regressione nel 65% di bambini di età minore di 6 anni e nel 71% di quelli di età maggiore di 6 anni (fino ai 18). Ad una sindemia globale che ha squarciato il velo di ipocrisie che nascondevano una moltitudine di fragilità, dovrà corrispondere una visione e un’azione quanto mai rapida delle problematiche messe in luce dal SAR-CoV-2, attraverso il PNRR.