*A cura di Matteo Barbanera
Da domenica 11 luglio si registrano a Cuba numerose proteste contro il governo guidato da Miguel Díaz-Canel, succeduto nel 2019 a Raúl Castro. Sono le proteste più grandi che da 30 anni a questa parte si vedono nell’isola caraibica, la quale vive un momento di grave crisi economica come conseguenza della pandemia. Gravi carenze nell’approvvigionamento di generi alimentari e di farmaci, oltre ai tagli alla fornitura di corrente elettrica, hanno acceso la rabbia di parte della popolazione cubana contro il governo, ritenuto il principale responsabile dell’attuale situazione.
Negli scontri, una persona è rimasta uccisa e, al momento, si parla di circa 150 arresti. La pandemia da Covid-19 ha colpito duramente la principale fonte di reddito dell’isola, cioè il settore turistico, provocando in questo modo una contrazione del PIL pari a circa l’11% nel 2020. A questo va aggiunto l’embargo statunitense che pesa sull’Avana da oltre 60 anni e le sanzioni volute dal presidente Trump e mai ritirate da Biden. A aggravare ulteriormente la questione c’è anche la situazione del Venezuela, anch’essa in grave difficoltà, e paese con il quale Cuba è molto legato sia economicamente che politicamente.
La protesta si è diffusa in maniera rapida attraverso una modalità piuttosto nuova per l’isola, e cioè tramite i social network. Fino a pochi anni fa questo sarebbe stato impossibile dato che era in vigore un monopolio sulle telecomunicazioni da parte dello stato che non consentiva la vendita dei dati mobili ai cittadini, oltre a una relativa scarsa diffusione degli smartphone. I social network stanno diventando un mezzo sempre più importante per la diffusione di messaggi politici e sociali anche in zone di mondo tradizionalmente poco ricettive ai cambiamenti politici.
Per il momento gli Usa stanno a guardare. Ovviamente Washington si è detta vicina ai manifestanti, anche se un intervento militare statunitense per riportare l’ordine nell’isola sembra un’opzione più che remota. Washington sembra essere più preoccupata per un eventuale esodo di cubani verso le coste statunitensi, tanto che Alejandro Mayorkas, segretario del Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti, ha dichiarato che i migranti che stanno valutando di imbarcarsi irregolarmente verso gli USA non saranno ammessi.
Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha prontamente accusato gli Stati Uniti di aver sostenuto i “controrivoluzionari”, sfruttando il difficile momento economico di Cuba, e ha invitato i “fedeli alla rivoluzione” a scendere in piazza per combattere quanto sta succedendo. Anche la Russia ha attaccato gli Stati Uniti, i quali secondo Mosca starebbero alimentando la rivolta per destabilizzare l’isola caraibica.
Le proteste hanno comunque portato i primi risultati: il governo cubano ha infatti autorizzato il temporaneo ingresso nel paese di beni di prima necessità, come generi alimentari e medicinali, senza il pagamento di dazi. La revoca dei dazi sull’import resterà in vigore fino alla fine del 2021. Sono stati anche annunciati aumenti ai salari statali.