“Alla politica è mancato il coraggio. Poteva essere una riforma epocale ma non è stato fatto altro che cambiare il nome alla rappresentanza militare”. Antonio Tarallo, segretario dell’Unione sindacale italiana carabinieri (Usic) e delegato Cocer carabinieri, commenta a LabParlamento con delusione l’approvazione in Senato della legge che riconosce il diritto sindacale ai militari.
Il provvedimento torna alla Camera dove dovrà essere nuovamente approvato. Ma il testo non soddisfa la maggior parte delle Associazioni Sindacali che negli anni, dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2018 che ha stabilito la necessità per i militari di avere una rappresentanza sindacale, si sono battute per una legge che disciplinasse le associazioni sindacali sullo schema di quelle di cui gode la Polizia.
Le battaglie che avete condotto in questi anni non hanno evidentemente prodotto gli effetti desiderati. Perché la legge approvata in Senato non va bene?
“Il ddl Corda non affronta la materia sindacale così come dovrebbe essere. Le norme pur concedendo una sorta di ruolo negoziale alle associazioni sindacali, addirittura tolgono argomenti propri di un sindacato. Ad esempio, perché il sindacato militare non può avere finanziamenti come gli altri sindacati di lavoratori e deve contare esclusivamente sui tesseramenti? Perché non possiamo collaborare o essere parte integrante di altre sigle sindacali? Come potremo creare le strutture locali senza soldi? Ma non solo. La rappresentatività nella fase transitoria è all’1% e la domanda sorge spontanea: chi rappresenta e cosa rappresenta un sindacato con pochi iscritti? È una legge contorta che poco ha a che fare con la sindacalizzazione”.
La sensazione è che non ci sia stata la volontà politica di rendere il testo idoneo a creare sindacati per i militari uguali o simili a quelli di altri lavoratori.
“Infatti questa legge non porta un cambiamento epocale. Eppure questo Parlamento avrebbe potuto attuare una grande riforma. Alla fine le Associazioni sindacali saranno meno forti degli attuali Cocer. Siamo molti delusi dal poco coraggio dimostrato dalla politica che deriva dai forti condizionamenti arrivati dai vertici militari. Ma ciò che abbiamo chiesto non andava, e non va, a ledere il ‘comando’ dei vertici perché i sindacati si occupano di diritti”.
Quindi vi dovrete “accontentare” di una legge che alla fine non soddisfa le vostre esigenze oppure alla Camera qualcosa si potrà ancora fare per modificare il testo?
“La legge passerà così come è stata approvata in Senato perché c’è un accordo parlamentare. Per quello che ci riguarda, come Usic, abbiamo sempre trovato le soluzioni ai problemi e lo faremo anche questa volta. Nella nostra associazione ci sono già molti rappresentanti Cocer con cui abbiamo ottenuto ottimi risultati come delegati della rappresentanza militare. Riusciremo anche in questo caso a tutelare i nostri diritti, nonostante gli evidenti limiti di questa legge”.