Quello dei magistrati onorari è un mestiere che in pochi conoscono, ma dietro questa attività vi sono anni di lavoro e sudore che lo Stato fatica a riconoscere. Qualche mese fa LabParlamento raccontò un pellegrinaggio da Assisi a Roma compiuto dall’avvocato Livio Cancelliere, per incontrare il ministro della Giustizia, Marta Cartabia.
Riceviamo e pubblichiamo la lettera che l’avvocato Cancelliere ha inoltrato al nostro giornale:
Gentile Direttore,
mi piacerebbe poter dire alla Ministra Cartabia che la sua idea riforma della magistratura onoraria mi piace perché giusta, equilibrata e rispettosa dei principi di diritto, ma purtroppo non posso dirlo.
L’emendamento alla legge di bilancio 2022 in tema di magistratura onoraria prevede che la presentazione della domanda di partecipazione alla procedura valutativa “comporta rinuncia ad ogni ulteriore pretesa di qualsivoglia natura conseguente al rapporto onorario pregresso”. In sostanza, la mera presentazione della domanda comporta ipso factola rinuncia a tutti i diritti, pregressi e attuali.
Una rinuncia preventiva senza alcuna certezza futura. A me non pare conforme alla Costituzione che il mio datore di lavoro, il Ministero della Giustizia, mi imponga di rinunciare a quei diritti che tutelano valori umani e sociali previsti dalla Costituzione stessa e non a caso definiti indisponibili (tra tutti, il diritto ad una retribuzione dignitosa, al versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali, alle ferie).
Senza parlare della procedura valutativa: dopo un concorso per titoli, un tirocinio e ben 18 anni spesi a pronunciare sentenze nel nome del popolo italiano dovrei nuovamente essere valutato? Peraltro, ritengo quantomeno inopportuno che si preveda la presenza all’interno della commissione anche di un componente dell’avvocatura, che potrebbe aver patrocinato una causa da me decisa (una scelta che contrasterebbe con i principi di autonomia e indipendenza della magistratura).
Nel caso di esito positivo della prova valutativa, continuerei a svolgere attività giurisdizionale (come un giudice togato), ma con il trattamento economico del personale amministrativo: una figura nuova, ibrida, certamente contraria alla recente sentenza UX dell’UE, che ha indicato come parametro di riferimento il magistrato di ruolo. Altri problemi si porrebbero per chi, come me, è iscritto alla Cassa forense.
E fino alla procedura valutativa? Continuerei ad essere pagato secondo l’attuale regime di cottimo (fermo a 98 euro lordi dal 2003)! Eppure, ricordo che la Ministra ci rassicurò sull’improrogabilità di questo esecrabile e vietato sistema di pagamento.
E se, invece, decidessi di non presentare alcuna domanda per non rinunciare a far valere i miei diritti? La sanzione prevista sarebbe l’immediata cessazione dal servizio (nonostante la conferma fino al 30 maggio 2024). Che suona come una bocciatura, ed è infatti la stessa sorte riservata anche a chi non dovesse superare la procedura di valutazione.
In entrambi i casi è prevista una indennità di 1.500 euro lordi annui (se avessi tenuto almeno 80 udienze l’anno sarebbero stati 2.500 euro, ma è un numero d’udienze difficilmente raggiungibile). In definitiva, dopo 18 anni spesi a servizio della giustizia, la mia “buonauscita” sarebbe inferiore a 20.000 euro nette (l’indennità di buonuscita, secondo il calcolo spettante ai dipendenti pubblici, sarebbe di oltre 10 volte superiore).
E la scelta, poi, di calcolare l’anzianità di servizio al 2017 appare incomprensibile. E che ne è degli ultimi 4 anni di lavoro svolti? Ci sarebbero altri punti fortemente critici da evidenziare, ma mi rimetto a quanto già più efficacemente sottolineato dalle associazioni di categoria.
Scrivendo queste righe, ho avuto la sensazione che la Magistratura onoraria debba pagare colpe che non ha, ogni proposta che ci riguardi pare debba tendere alla mortificazione. E parlo di quella stessa Magistratura considerata “pilastro fondamentale della Giustizia”, che ha evaso nel tempo milioni di fascicoli e che ha consentito di poter dire all’Europa che la situazione in Italia è migliorata.
Mi trovo davanti ad un bivio: continuare a lavorare ancora per anni come precario dall’incerto futuro di dipendente amministrativo al servizio dello Stato o rinunciare ad un umiliante trattamento per ricevere una indecorosa liquidazione?
Se potessi parlare nuovamente alla Ministra Cartabia, Le direi che adesso sento scivolare via 18 anni della mia vita spesi al servizio del Ministero che presiede. E l’amarezza di veder svanire una opportunità che si è presentata a noi con il Suo arrivo.
Mi auguro che l’ultimo passaggio parlamentare mancante ponga rimedio alle criticità da più parti sollevate.
Avv. Livio Cancelliere – Got presso il Tribunale di Parma