di Angelo Gardella*
Dal 1° gennaio 2022 i pagamenti in contanti superiori a 999,99 euro, per disposizione della L. 157/2019, sono fuorilegge. Attenzione, il periodo temporale di osservazione per poter considerare unica operazione anche pagamenti diversi è di 7 giorni (D.Lgs. 231/2007 art. 1 comma 2, lett. m).
La misura si aggiunge a una serie di provvedimenti volti a incentivare l’utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili. Basti pensare al cashback o alla lotteria degli scontrini che hanno introdotto benefici per chi utilizza strumenti di pagamento elettronici e penalità per gli affezionati del contante, come il divieto di usufruire delle detrazioni fiscali per alcune spese quali interessi passivi sui mutui prima casa, spese sanitarie, veterinarie, funebri, premi assicurativi, spese scolastiche, ed altre.
Il pagamento in contante comporta una serie di vantaggi, peraltro evidenziati anche dalla BCE. Per citarne alcuni, assicura libertà e autonomia perché non serve avere accesso a particolari dispositivi come una connessione Internet o alla rete elettrica, ha corso legale per cui non può essere rifiutato, garantisce la privacy in quanto rispetta il diritto tutela della riservatezza, dei nostri dati e della nostra identità nelle transazioni finanziarie, è veloce poiché regola un pagamento all’istante ed è sicuro perché non espone a truffe di cybercriminalità come la clonazione della carta di credito o i furti d’identità digitale.
Perché allora va così di moda criminalizzare il denaro contante?
La giustificazione che emerge dal dibattito politico è la lotta all’evasione, ma autorevoli studi anche dalla Commissione Europea ne smentiscono l’efficacia. La stessa Bankitalia afferma che il denaro contante viene in genere utilizzato per effettuare transazioni di importo limitato.
Ecco allora che alcune riflessioni sono doverose. In prima analisi l’obbligo di ricorrere a strumenti di pagamento tracciabili significa imporre alle persone l’utilizzo di un servizio a pagamento reso da privati, le banche.
Poi, precludere l’uso del contante viola il diritto alla privacy in termini di anonimato, di riservatezza negli spostamenti e di riserbo sull’utilizzo del proprio denaro.
Questi effetti costituiscono forzature delle libertà personali che ben poco si conciliano con uno Stato liberale.
Ma c’è di più. La limitazione del contante ha tutta l’aria di essere una tappa verso obiettivi diversi. Da qui a eliminarlo completamente il passo è più breve di quanto si possa immaginare. Già c’è chi vorrebbe tassare il prelievo dai conti correnti del contante.
Pensiamo per un attimo ad un sistema in cui tutti i pagamenti vengono eseguiti o con strumenti elettronici, carte di credito e simili per intenderci, o con strumenti comunque tracciabili. Immaginiamo anche uno Stato indiscreto con l’ambizione di monitorare il comportamento delle persone, ad esempio in base al rispetto delle norme, allo stile di vita, o a qualsiasi altra condizione personale, anche un vaccino volendo.
Fantascienza? Assolutamente no, il sistema del credito sociale Cinese ne è un esempio ed espone i cittadini classificati “inaffidabili” a severe sanzioni. Con le tecnologie oggi a disposizione è un gioco da ragazzi condizionare pesantemente i non allineati agli standard imposti, basterebbe un semplice click per inibire l’uso degli strumenti di pagamento elettronici. Con le conseguenze immaginabili.
Dobbiamo avere, quindi, la consapevolezza che la limitazione o ancora peggio l’eliminazione del denaro contante nasconde insidie tutt’altro che trascurabili.
Ecco che allora, alla luce di sempre più frequenti disposizioni che ad essere pacati creano perplessità in molti, viene in mente la teoria di ingegneria sociale conosciuta come la “finestra di Overton“, che tutti dovremmo conoscere, secondo la quale il completamente inaccettabile per la società può trasformarsi nel comunemente accettato e perfino legalizzato. In altre parole com’è possibile far digerire alle masse anche l’indigeribile. Uno schema ben noto alle dittature.
*Coordinatore centro studi “Le partite iva Italia”