La vicenda della festa clandestina di Capodanno nella villetta alla periferia di Roma di adolescenti della “Roma bene”, insieme a giovani di periferia deve indurci ad una riflessione proattiva. Innanzitutto, che la violenza non ha distinzione alcuna, di ceto e classe sociale. In questa festa vi erano ragazzi dei Parioli insieme a ragazzi di borgata.
Cosa ci aspettiamo da questa generazione se i testi delle canzoni trap così di moda fra loro oggi, inneggiano e lodano prostituzione, droga, cyberbullismo e violenza? Disprezzo per le donne, bestemmie come eloquio, elogio alla violenza, rabbia, droga e alcool come trofeo.
Negli anni ‘70 – ‘80 esistevano i punk e l’eroina di cui si parlava anche nelle canzoni ascoltate dai giovani dell’epoca, ma forse ancora la famiglia aveva tempo di sedersi a tavola almeno la sera e cogliere in tempo certi segnali di disagio.
Non vi era il web così libero e senza controllo che consentiva già a 10 anni di accedere a contenuti web violenti, volgari ed inadatti e crescere quindi con un’idea del sesso, del lavoro e della vita così distorta e disfunzionale. I nostri giovani vivono una mancanza di eroi ogni giorno e non hanno riferimenti ed esempi virtuosi.
La scuola non ha il coraggio di inserire fra le materie di studio l’intelligenza emotiva per insegnare ai ragazzi la gestione delle emozioni, percorsi di educazione sentimentale per insegnare ai ragazzi l’amore sano ed il rispetto per l’altro, la gestione delle frustrazioni e del rifiuto, per prevenire la piaga dei femminicidi.
La famiglia, che è l’ultimo istituto sociale, è sempre più una rarità. A prescindere se si sia divorziati, perché “famiglia” può essere anche un genitore solo, ma consapevole. Ci dicono da sempre che la coerenza dell’esempio genitoriale vale più di mille parole.
E noi ci mettiamo mai in discussione come genitori? Siamo pronti a dedicare parte del nostro tempo ad ascoltare ogni giorno i nostri ragazzi cercando di cogliere i segnali a rischio ed intervenire prontamente?
I giovani hanno il glossario della generazione Fortnite: giovanissimi che oscillano tra i social e la realtà e che interpretano la vita come una guerra.
Proprio così…i nostri giovani sono in guerra ogni giorno…e sono soli.