Anche il Green Pass entra nel XXI secolo. Sulla possibilità di digitalizzare le certificazioni di esenzione dalla vaccinazione anti-Covid-19, nei giorni scorsi il Garante per la protezione dei dati personali ha espresso il proprio parere favorevole sullo schema di Dpcm che introduce le nuove modalità finalizzate a permettere anche a chi non si è potuto sottoporre alla vaccinazione Covid per motivi di salute di non subire le limitazioni previste dal cosiddetto decreto “Riaperture” per la non disponibilità di Green pass o super Green pass.
Ad oggi, infatti, soltanto guariti, vaccinati o sottoposti a tampone (negativo) possono essere titolari di un Green Pass. Per tuti coloro i quali, soprattutto per motivi sanitari, non possono vaccinarsi, invece, non è previsto nessuno strumento analogo.
Lo schema di Dpcm – ha informato il Garante di Piazza Venezia in un comunicato – tiene conto delle sollecitazioni e delle indicazioni fornite dalla stessa Autority per la protezione dei dati al Ministero della salute e al Governo, e prevede dunque misure di garanzia ritenute appropriate per tutelare i diritti fondamentali e gli interessi delle persone.
In base a tale Dpcm, il certificato di esenzione dal vaccino riporterà gli stessi dati e avrà lo stesso aspetto del QR code previsto per la certificazione verde, in modo tale che il verificatore non possa distinguere se si tratta di certificazione di esenzione o di certificazione verde per avvenuta vaccinazione o guarigione o esito negativo di test anti Covid-19. Dalla verifica del QR code si potranno desumere solo informazioni relative all’autenticità, alla validità e all’integrità della certificazione e alle generalità dell’interessato, ma non sulla salute della persona.
Le certificazioni di esenzione, sottolinea in Garante, dovranno essere sempre aggiornate e quindi revocate nei medesimi casi previsti per le “tradizionali” certificazioni verdi (come la sopraggiunta positività dell’interessato o l’acquisizione fraudolenta), nonché qualora venga meno la specifica condizione clinica che ne ha giustificato il rilascio.
Quella della digitalizzazione dei documenti di esenzione è apparsa subito una questione tanto delicata quanto urgente. Tutti coloro i quali sono stati impediti dal sottoporsi a vaccinazione non per propria volontà, ad oggi, risultano discriminati, dovendo poggiarsi unicamente su un pezzo di carta custodito sapientemente nel portafogli per dimostrare di non essere un no-vax (e quindi poter circolare liberamente).
Non è mai troppo tardi, insomma, per digitalizzare la vita dei cittadini. Con l’auspicio che questi siano gli ultimi colpi di coda normativa su una questione sanitaria che tarda a scomparire.