“La qualità del lavoro in agricoltura e la tutela dei diritti dei lavoratori, purtroppo, sono ancora fortemente influenzati dal caporalato che, anche sotto forme diverse, continua a controllare larga parte del settore perché ha una presenza radicata e articolata sul territorio. Per contrastarlo è necessaria rafforzare la presenza dello Stato”. Lo ha detto il presidente del CNEL Tiziano Treu, durante il convegno “Qualità del lavoro in agricoltura”, promosso in collaborazione con la Regione Lazio, che si è svolto oggi a Villa Lubin.
L’iniziativa, che ha visto confrontarsi intorno allo stesso tavolo istituzioni e forze sociali di tutta la filiera agricola, parte da una ricerca di Regione Lazio e Ismea, finalizzata a elaborare gli «indici di congruità», criteri oggettivi che definiscono il fabbisogno in base al rapporto tra quantità e qualità dei beni/servizi offerti dai datori di lavoro e la quantità di ore lavorate.
Il lavoro si concentra sull’analisi dei costi fissi e dei costi variabili con particolare riferimento a kiwi, meloni, zucchine e broccoli, evidenziandone l’incidenza di manodopera e le caratteristiche dell’azienda. L’obiettivo è quello di proseguire la rilevazione raggiungendo almeno il 70% delle colture presenti nel Lazio.
Le azioni messe in campo dalla Regione Lazio si integrano e si collocano in armonia con il Piano Triennale di Contrasto al Caporalato avviato dal Ministero del lavoro e rispetto al quale collaboriamo per l’attuazione delle linee di intervento in esso contenute.
“Chi usa il lavoro nero o la schiavitù danneggia l’impresa. Per quanto riguarda il caporalato, investiremo in una rete del trasporto agricolo che elimini lo strumento del trasporto come base di inizio dello sfruttamento”, ha detto il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti.
Per il ministro del Lavoro Andrea Orlando “Il Governo è impegnato nella lotta al caporalato in agricoltura guardando in particolare ai temi del trasporto e dell’alloggio dei lavoratori agricoli ma bisogna guardare anche alle piattaforme perché il rischio che si vada incontro a una sorta di caporalato digitale è molto grande. Nell’agricoltura è chiaro un fenomeno che sta diventando diffuso anche in altri settori, dall’edilizia alla frontiera più avanzata che è la logistica intermediata da algoritmi dove la patina dell’innovazione tecnologica nasconde in verità dei fenomeni che sono molto simili a quelli di cui stiamo parlando oggi. Rischiamo di avere accanto ai caporali tradizionali anche dei caporali digitali. E’ un rischio molto grande in cui si combinano la frontiera più avanzata dell’innovazione con gli elementi di un passato medievale che non vorremmo avere nelle nostre campagne ma neanche nelle nostre città”.
“I servizi per il lavoro in agricoltura devono avere una trazione mista pubblico-privato. Ma non è soltanto sui servizi del lavoro che io credo si debba investire. Spesso questo segmento di lavoratori finisce nella rete dei caporali per il ricatto sul trasporto e sull’alloggio. E’ un’altra questione fondamentale. Su questo c’è un investimento del ministero del Lavoro con Anci per realizzare una mappatura, ora conclusa, relativa alla presenza dei lavoratori stranieri impegnati nell’agroalimentare che vivono in realtà informali o formali all’interno dei Comuni italiani. Hanno risposto 3.833 Comuni di cui 38 hanno insediamenti di carattere informale. La mappatura è una precondizione per l’utilizzo dei 200 milioni del Pnrr per il superamento dei ghetti. Oggi abbiamo quei 200 milioni per realizzare questi interventi”, ha aggiunto il ministro Orlando.
“Sin dall’inizio del mio mandato, ho avuto ben chiaro come la questione della qualità del lavoro e della dignità dei lavoratori fosse centrale per il rilancio del settore agroalimentare, quale pilastro dell’economia nazionale. L’Italia ha le carte in regola per essere apripista su questo tema. I miei uffici sono già al lavoro con le altre Amministrazioni competenti – il Ministero del Lavoro in primis – per assicurare l’applicazione della nuova norma possibilmente già a partire dal 2023. La condizionalità sociale è solo uno dei temi che sto affrontando in questo periodo per assicurare dignità al lavoro agricolo. L’individuazione di criteri oggettivi e condivisi per definire il fabbisogno di manodopera agricola rappresenta un passaggio conoscitivo fondamentale per il contrasto al caporalato”, così il ministro Stefano Patuanelli, in un messaggio letto nel corso del convegno.
“Nel 2021 l’Inps ha fatto ispezioni in oltre 12mila aziende scoprendo irregolarità nell’83% dei casi, anche dal punto di vista del caporalato, grazie alle verifiche mirate e sono stati scoperti 70mila rapporti di lavoro fittizi in agricoltura, persone che non li hanno neanche visti i campi. La rete agricola di qualità è una splendida idea teorica ma abbiamo 5.227 aziende in questa rete, un terzo in Emilia-Romagna che, come sanno tutti, non è la regione dove prevalentemente esiste il caporalato. Il lavoro nero e il lavoro fittizio sono due facce della stessa medaglia. Noi paghiamo due euro all’ora extracomunitari e garantiamo a donne e uomini italiani prestazioni previdenziali, disoccupazione agricola, malattia e pensione. Non è solo una questione moralmente inaccettabile, è disumano. I campi sono pieni di coloro che non ottengono le prestazioni e ogni anno scopriamo 70mila rapporti di lavoro fittizi, dove le persone, soprattutto in agricoltura, non ci vanno, nemmeno li vedono i campi”, ha osservato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico.
*Comunicato Stampa