Due anni di pandemia hanno ridotto drasticamente la possibilità per gli italiani di curarsi, sia a causa della morsa economica a cui la recessione ha costretto la popolazione più fragile, sia per l’indisponibilità dei servizi e – quando questi disponibili – per l’inadeguatezza dell’offerta sanitaria adoperabile.
È quanto emerge, in estrema sintesi, dal Rapporto edito dal Cerved e intitolato “Bilancio di welfare delle famiglie italiane”.
Secondo la società di consulenza, lo scorso anno oltre la metà delle famiglie italiane ha rinunciato alle prestazioni sanitarie, con più del 50% dei nostri connazionali che ha scelto di non spendere risorse (o intaccare i risparmi) in cure sanitarie. Il quadro tracciato dal Rapporto è parecchio drammatico: il 50,2% ha tagliato sulla sanità, il 56,8% nell’assistenza agli anziani, 58,4% in quella ai bambini, il 33,8% all’istruzione.
Il volume della spesa per i servizi di welfare delle famiglie italiane nel 2021 ha superato i 136 miliardi euro, pari al 7,8% del PIL. Ogni famiglia ha speso mediamente più di 5 mila euro in cure e assistenza, qualcosa come il 17,5% del reddito familiare netto.
La salute (con quasi 40 miliardi di euro di spesa) e l’assistenza agli anziani e ad altri familiari bisognosi di aiuto (con 30 miliardi di euro) sono le aree che hanno avuto maggiori costi e attenzione: assorbono nell’insieme il 50% della spesa di welfare familiare. A seguire i servizi a supporto del lavoro: 25 miliardi l’anno per trasporti, pasti e altri servizi di mobilità. Poi l’istruzione dei figli (con una spesa familiare di 12,4 miliardi), l’educazione prescolare e la cura dei bambini (6,4 miliardi), l’assistenza familiare generica (con 11,2 miliardi di spesa). Anche la tutela del futuro ha rappresentato un tema caldo per molti italiani che, con più di 8 miliardi di euro, hanno contribuito alla propria previdenza integrativa e alla protezione assicurativa. Cenerentola per spesa familiare quella della cultura e del tempo libero, con una spesa di poco più di 5 miliardi di euro.
Il lavoro del Cerved, però, non si è limitato solo alla fotografia dell’attuale tendenza, ma ha formulato anche proposte per raddrizzare il percorso delle famiglie italiane e mettere al sicuro il futuro; tra i diversi suggerimenti quello di evitare un futuro di anziani poveri, rilanciando la previdenza complementare, così come nuove politiche per incoraggiare il welfare aziendale, avviare la creazione di un sistema nazionale Long Term Care a contribuzione privata, sviluppare i servizi sanitari di prossimità e prevenzione, ma anche rendere più selettiva la spesa pubblica e allineare l’Italia ai livelli di istruzione europei, aiutando le famiglie a sostenere il percorso formativo dei figli. Basta poco per trasformare un libro di sogni in politiche attive per la popolazione. E questo poco risponde al nome di arte del governo.