Le patologie che più spaventano la popolazione, o meglio le patologie che più spaventavano in epoca pre-covid, erano sicuramente quelle oncologiche.
Il progresso della medicina ha reso possibile la scoperta di determinati cancerogeni certi, che, seppur pochi (circa un centinaio), sono ben classificati nel gruppo 1 delle sostanze cancerogene dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro IARC (il gruppo 2A contiene invece i cancerogeni probabili ed il gruppo 2B i cancerogeni possibili).
Tra gli appartenenti al gruppo 1, cancerogeni certi e quindi sicuramente e direttamente correlati allo sviluppo di patologia oncologica, rientrano l’alcol, il benzene, la naftalina. Anche determinati, seppur pochi, agenti patogeni come i virus sono stati correlati direttamente allo sviluppo di precise patologie oncologiche.
E’ il caso, in ginecologia, dell’HPV – human papilloma virus -, virus a trasmissione sessuale con una prevalenza, ovvero una presenza all’interno della popolazione sana, di circa il 5% per il ceppo 16 che, insieme al 18, è in grado di causare il cancro della cervice uterina.
La ricerca sull’HPV ha consentito di scoprire, oltre che la diretta correlazione tra l’infezione e il tumore della cervice uterina, temibile patologia a prognosi infausta, anche un vaccino sicuro ed efficace con il quale sono state immunizzate molte donne, sin dall’età adolescenziale, da ormai quasi 20 anni su tutto il territorio nazionale.
La letalità della patologia cervicale è stata negli anni ridotta, oltre che dalla vaccinazione appena descritta (esistono vari tipi di vaccini in grado di garantire immunità per i ceppi più cancerogeni prima nominati e per i ceppi in grado di causare lesioni precancerose / lesioni benigne quali i condilomi) anche dalle tecniche di screening precoce, si veda il pap test o test di Papanicolaou – praticato in numerose campagne di screening del sistema sanitario nazionale e negli studi di molti ginecologi – e l’hpv DNA, tecnica più moderna in grado di determinare la presenza o meno del virus colonizzante la cervice uterina e il ceppo a cui questo appartiene.
Varie linee guida si sono susseguite negli anni aggiornando, evidenze scientifiche alla mano, le migliori tecniche di screening e le tempistiche con le quali attuarle. Le più recenti linee guida (2019) suggeriscono di iniziare a eseguire il pap test a 25 anni e di eseguire questo unico test di screening fino ai 29 per poi passare ad un test combinato (pap test + ricerca dell’HPV DNA) ogni 5 anni fino a 65 anni.
Un recentissimo articolo, pubblicato questo mese (febbraio 2022), sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology (AJOG) autorevole rivista del settore, ha confrontato i costi ed i benefici dell’applicazione delle linee guida del 2012 rispetto ad i costi ed i benefici dell’applicazione delle nuove linee guida datate 2019*.
L’obiettivo degli autori americani è stato quello di trovare, oltre che la combinazione di test di screening più adatta per le pazienti (diminuire il numero di diagnosi di cancro della cervice uterina quindi di decessi per tale patologia – che ricordiamo essere evitabile quando diagnosticata nelle sue fasi più precoci grazie al pap test -) anche la combinazione che gravasse meno sulle finanze del sistema sanitario.
L’applicazione delle linee guida più recenti, si è dimostrato, dominano le linee guida precedentemente utilizzate (quelle del 2012 appunto) dove in epidemiologia tale definizione indica che una nuova applicazione è sia più efficace da un punto di vista clinico che più efficiente da un punto di vista economico.
Questo incentiva da un lato le pazienti a sottoporsi ai regolari controlli e test di screening (e di vaccinazione ove applicabile) e dall’altro gli amministratori a investire nelle tecniche di screening più aggiornate, che si dimostrano per l’appunto economicamente vantaggiose rispetto al trattamento di patologie che oltre ad avere andamento più infausto risultano assolutamente evitabili.
A cura del dott. Alessandro Libretti, Medico in Formazione Specialistica in Ginecologia e Ostetricia Novara
*(Cost-effectiveness analysis of the 2019 American Society for Colposcopy and Cervical Pathology Risk-Based Management Consensus Guidelines for the management of abnormal cervical cancer screening tests and cancer precursors Vidit N. Munshi, PhD; Rebecca B. Perkins, MD, MSc; Stephen Sy, MS; Jane J. Kim, PhD, 228.e1 American Journal of Obstetrics & Gynecology FEBRUARY 2022)