Come poco meno 80 anni fa l’Europa torna a sperimentare l’atrocità della guerra. La folle ed ingiustificata aggressione russa ci pone davanti ad un bivio: da un lato la democrazia, la libertà e la pace, dall’altro la autarchia, la povertà, la guerra.
Pensavamo tutti che quei periodi fossero passati. Quelli della paura del futuro, dettata dall’incertezza sullo stesso, dal rischio che di qui a poco tempo saremo tutti coinvolti in qualcosa di più grande di noi.
Viene da chiedersi che mondo sia quello nel quale la pace e la stabilità di miliardi di persone dipendono dalle scelte di un uomo solo, di un folle, che un giorno decide di mettere in pericolo la vita di tutti.
Ad ulteriore riprova della ripetitività della storia, in questa guerra sono stati mandati a combattere giovani diciottenni, nati all’alba del millennio, ricchi di speranza e di vita, spediti a morire per qualcosa, si dice, di più grande, la Patria. Ma è davvero giustificata la morte di un ragazzo appena maggiorenne per difendere un Paese?
È davvero concepibile, nel 2022, ritenere accettabile morire a questa età per assecondare le scelte di un governante, o per difendersi dalle stesse?
Tanto della parte degli aggressori russi, quanto da quella degli aggrediti ucraini, migliaia di ragazzi nati tra il 2002, il 2003 ed il 2004, sono costretti a spararsi tra loro, ad uccidersi, come i giovani italiani nati nel 1899 mandati a combattere per l’Italia nel 1917.
È ovvio che saremo sempre loro grati per come si sono immolati, per come hanno difeso la nostra Nazione, per il loro coraggio e per il loro amor patrio. Ma oggi come allora dobbiamo anche affermare che non è concepibile. Un giovane di 18 o 20 anni non deve andare a combattere, deve studiare, deve innamorarsi e girare il mondo, deve conoscere l’Europa e non morire per difendere la stessa. Deve vivere nella Pace e non immolarsi per conquistarla.
Oggi come nel 1917 gli stessi corpi di adolescenti cadono sui campi d’Europa, ad imperitura memoria della macelleria che è la guerra. Portatrice esclusiva di morte. Mai di gloria o fama. Strumento truce e inconcepibile usato da uomini potenti per accrescere il loro imperio ma invero idoneo solo a mostrare il lato più crudele e triste della natura umana.