Non c’è il pienone. E parte la polemica sulle assenze in Aula per il videocollegamento con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Un emiciclo con alcuni banchi vuoti nella parte alta degli scranni e in tribuna. Ma la seduta informale del Parlamento italiano, alla presenza del premier Mario Draghi, ha tuttavia visto la calorosa presenza di deputati e senatori, che hanno tributato a Zelensky due lunghi applausi, all’inizio dell’intervento e alla fine, e due standing ovation.
Almeno una decina gli applausi per Mario Draghi, con standing ovation finale. Nessuna nota di dissenso in Aula, anzi non sono mancate le manifestazioni di solidarietà al popolo ucraino con bandiere. Il dissenso si era consumato al di fuori dell’emiciclo, già nei giorni precedenti, con la contrarietà di alcuni M5s (e diversi ex M5s poi confluiti in altri gruppi o componenti del Misto) a far intervenire Zelensky a Camere riunite. Non essendo una seduta formale, e soprattutto non essendoci votazioni, non c’è alcuna registrazione ufficiale delle presenze e delle assenze, né tantomeno delle missioni (ossia le cosiddette ‘assenze giustificate’).
Ma secondo alcuni segretari d’Aula si aggirerebbero intorno a quota 300-350 le assenze tra deputati e senatori. Cifra che non può essere confermata ufficialmente in mancanza di una registrazione delle presenze. Dunque, in Aula ad ascoltare prima Zelensky e poi Draghi sarebbero stati presenti circa 600 parlamentari o poco meno. Chi era sicuramente assente sono i 15 deputati di Alternativa, la componente del Misto formata per lo piu’ da ex M5s. Alternativa lo aveva annunciato pubblicamente nei giorni scorsi. Assenti anche i 4 senatori del gruppo Italexit: “Oggi il gruppo Italexit per l’Italia non si è recato in aula ad ascoltare l’intervento di Zelensky perché il presidente ucraino non è un ambasciatore di pace”, hanno spiegato Gianluigi Paragone, William De Vecchis, Mario Giarrusso e Carlo Martelli.
Assente anche il leghista Simone Pillon, impegnato all’estero e il pentastellato Gianluca Ferrara, capogruppo M5s in Commissione Esteri al Senato, a Doha per una visita istituzionale. Assente, annunciato, l’azzurro Matteo Dall’Osso (ex M5s). Assente anche il presidente della commissione Esteri di palazzo Madama, Vito Petrocelli, sul quale è scoppiata la bufera dopo le sue parole sulla necessità che il Movimento lasci il governo perché “interventista”.
Sarebbero, spiegano fonti parlamentari di palazzo Madama, circa una trentina (su 73 che compongono il gruppo) i senatori M5s assenti. Ma il ministro pentastellato per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, taglia corto: “Le defezioni M5s? Posizioni personali”. I parlamentari di Forza Italia assenti per l’intervento del presidente ucraino in Parlamento “sono parlamentari in missione, non è che disertano”, assicura Antonio Tajani. “Alcuni ex 5 stelle ora in Forza Italia non ci saranno? Sono ex 5 stelle, non è quella la nostra linea politica”, aggiunge.
“Io giudico i presenti, parlate con gli assenti di tutti i partiti. Pillon è per lavoro a Londra”, afferma Matteo Salvini. Il senatore leghista Pillon riferisce di essere nella capitale britannica “per la Fondazione Pro vita. Basta squallide polemiche”. Assicura la capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani: “Nel Pd non ci sono defezioni, siamo molto convinti di esserci e chi non c’è, è ammalato o aveva già altri impedimenti”. Tranchant il segretario Enrico Letta: “Vengo, non vengo ad ascoltare Zelensky. Indecoroso balletto. Disonorevole scelta”.