Nemmeno è nato (è in corso ancora, infatti, la sperimentazione) e già fa parlare di sé. Non bene purtroppo. È quanto sta accadendo intorno al fenomeno di Meta, la realtà virtuale tridimensionale targata Facebook che viaggia sulla rete all’interno della quale ogni singolo abitante del pianeta può accedere e vivere in un mondo parallelo attraverso un avatar.
Dopo i primi casi di violenza sessuale verificatisi in questo meta-mondo e denunciati appena un mese fa, adesso l’altra grana da affrontare per Mark Zuckerberg è la contraffazione dei prodotti industriali, come borse, scarpe ed altri accessori indossati sì da avatar, ma prodotti e commercializzati da aziende reali. Gucci, Loius Vitton, Hermès, Nike e Chanel sono solo alcuni dei marchi che in questi giorni sono in fibrillazione, dopo la scoperta che molti avatar vanno in giro con i loro accessori, ma taroccati.
Quello che può avere dell’incredibile, in realtà, è più solido di quanto si pensi; solo qualche settimana fa la celebre azienda Nike ha acquisito l’azienda produttrice di scarpe da ginnastica virtuali RTKFT, indossabili soltanto da avatar all’interno della realtà virtuale creata da Mark Zukerberg. Alcuni modelli di scarpe virtuali – ed è questo che ha dell’incredibile – arriverebbero a costare anche 10.000 dollari al paio, con persone (umane) pronte all’acquisto per far indossare tali calzature (virtuali) ai loro alter ego digitali.
I contenziosi che stanno facendo per la prima volta ingresso nelle aule giudiziarie americane hanno ad oggetto i NFT, ovvero i non fungible token, opere digitali uniche, non modificabili e la cui proprietà è certificata attraverso la blockchain. Al momento sta tenendo banco la battaglia intrapresa dalla rinomata griffe Hermès contro l’artista Mason Rotschild, reo – secondo la casa di moda francese – di aver violato il copyright delle celebri borse Birkin, dando vita a “Metabirkin Nft”, producendo (seppur digitalmente) 100 modelli e vendendole ad avatar nel Metaverso.L’artista si difende invocando il primo emendamento, ovvero che tale creazione non è una violazione del diritto d’autore, bensì un’opera d’arte. In attesa che i togati della Corte distrettuale di New York prenderanno posizione su questa vicenda, tiene banco il contenzioso tra Nike e StorckX, accusata dalla casa di abbigliamento di aver venduto oltre 500 scarpe Nft senza autorizzazione.
Il rischio di violazioni della proprietà intellettuale sta spingendo molte società a posizionarsi nel Metaverso, in un modo o in un altro, con l’intento di piantare la propria bandierina, marcando di conseguenza il territorio e – soprattutto – non farsi trovare impreparati quando (e se) avverrà il boom della virtual life. È il caso, in questi giorni, di McDonald’s che, per timore che qualcun altro possa un giorno vendere panini del tutto simili all’azienda di Chicago, ha registrato il marchio McDelivery, così da essere pronta un domani ad aprire ristoranti nel Metaverso. Non si conosce ancora come reagirà la comunità gastronomica, ma sicuramente la cosa farà contenti i cardiologi e dietisti, convinti che i panini virtuali contengano meno grassi rispetto agli attuali.