La via che ha percorso Roberto Gualtieri per arrivare a Damasco doveva essere lastricata di mondezza. Anche se quelle della Capitale non si fanno certo guardar dietro tra cassonetti stracolmi e spazzatura in ogni angolo della città. Altra spiegazione per un così repentino cambio di rotta non c’è.
L’annuncio della realizzazione di un termovalorizzatore a Roma entro il Giubileo del 2025 o al massimo per l’anno successivo, prima della scadenza della consiliatura, da parte del sindaco della Capitale pare spuntar fuori da un uovo di Pasqua, anche se con qualche giorno di ritardo, tanta è la sorpresa che ha destato.
Infatti, quello che sarebbe poi diventato il primo cittadino, ai danni di Enrico Michetti, durante la campagna elettorale lo scorso giugno, non aveva dubbi sulla possibilità di costruire nuovi termovalorizzatore. “Io penso che bisogna puntare a impianti di nuova generazione”, spiegava Gualtieri, mentre sottolineava che “la Regione Lazio non prevede nel suo piano rifiuti la costruzione di nuovi termovalorizzatori e non mi sembra opportuno aprire un contenzioso con la Regione per modificare il piano”.
Affermazioni che, anche a distanza di mesi, lasciano poco spazio all’interpretazione. E ancora pochi mesi fa, il 20 gennaio scorso, il sindaco e il suo partito affossavano un ordine del giorno presentato dai consiglieri capitolini della Lega, Fabrizio Santori e Simonetta Matone, per la realizzazione di un nuovo impianto di incenerimento e recupero energetico.
Un atto bocciato dalla maggioranza Pd che però trovò l’appoggio dei consiglieri di Calenda, da sempre convinti sostenitori dei termovalorizzatori per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti della città di Roma.
Ed è di poche ore fa il contrordine.
Il dietrofront di Gualtieri che tutto ad un tratto decide di ‘sposare’ la proposta della Lega e i convincimenti di Calenda. “Dopo appena tre mesi, dopo averla bocciata, Gualtieri decide di seguire la nostra proposta”, osserva Fabrizio Sartori, consigliere comunale della Lega.
“Noi lo diciamo da sempre: il termovalorizzatore è l’unica soluzione, si tolgono i rifiuti dalle strade e si produce energia”, prosegue Santori. “Guardando però il programma elettorale di Gualtieri, le linee programmatiche approvate in aula, e il piano rifiuti regionale, di questo tipo di impianti non troviamo traccia. Aspettiamo un minimo di concretezza da questo sindaco, perché non vorremmo si tratti della solita fuffa propagandistica da dare in pasto all’opinione pubblica stanca di parole e pattume. Gualtieri parli di tempi, luoghi, quando costituirà il tavolo tecnico per discutere del tema, ci dica se si è confrontato con il suo collega Zingaretti e la sua maggioranza verde. Vada oltre il nulla che ha caratterizzato anni di amministrazioni di sinistra che ora è stata finalmente fulminata sulla via di Damasco”.
Maggioranza verde e ala più a sinistra della coalizione masticano però amaro all’annuncio del primo cittadino. E pure i sindacati si spaccano. “Da Gualtieri scelte sbagliate che guardano al passato per la chiusura del ciclo dei rifiuti della Capitale”, ha spiegato il segretario romano della Cgil, Michele Azzola.
“E’ l’annuncio che attendevamo: come abbiamo spesso ripetuto, la nostra capitale è, insieme ad Atene, l’unica in Europa che non chiude ancora il ciclo dei rifiuti sul territorio”, ha sostenuto il segretario della Fit Cisl del Lazio, Marino Masucci.
Voci di protesta si sono levate poi dai comitati cittadini e dalle associazioni ambientaliste come Legambiente. Favorevoli, invece, oltre ai vertici del Pd, il segretario Enrico Letta e il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, oltre a Carlo Calenda e Matteo Salvini, che plaudono all’annuncio di Roberto Gualtieri dai rispettivi account Twitter.
E poi l’endorsement che non ti aspetti. Sulla prima pagina di un quotidiano romano che nell’ultima campagna elettorale ha sostenuto convintamente, senza se e senza ma, proprio l’avversario del sindaco in carica. “Forza Gualtieri”, troneggia con tanto di lodi al coraggio del primo cittadino per “aver violato un tabù”.
E un sacco di consigli ed inviti “a fregarsene” degli insulti. Perché “chi ha le spalle larghe resiste”. Con buona pace del povero Michetti, caduto nel dimenticatoio, e che addirittura definiva “il termovalorizzatore un impianto estremo”.
Se questo benedetto o maledetto impianto, secondo i diversi convincimenti in materia, si farà sul serio al momento non ci è dato sapere. E neanche se riuscirà finalmente a liberare Roma dai rifiuti.
Per ora lo strappo di Gualtieri rischia solo di inquinare ancor più le acque di una politica già abbastanza confusa.