Via, devono andare via. Da quegli orti dei quali si sono presi cura con dedizione per anni. Quei piccoli appezzamenti in cui anche i pazienti del Santa Maria della Pietà, quando era ancora una struttura sanitaria psichiatrica, trovavano sollievo alle pene dell’anima a contatto con la natura.
Devono lasciar spazio ai percorsi fitness, alle aree giochi per bambini, almeno se questa sarà la reale destinazione di quei terreni, dove magari sorgerà anche qualche orto urbano, un progetto ibrido che convince poco e non solo gli ortisti.
L’area in questione è quella intorno al Santa Maria della Pietà, a Monte Mario. E gli sfrattati sono circa trecento ortisti storici che coltivano orticelli a conduzione familiare da decenni e che si sono riuniti dando vita al Comitato per la difesa della Valle Fontana.
Centinaia di adesioni per difendere quegli spazi verdi dal progetto della Città Metropolitana, che giudicano inadeguato, e che prevede una semi urbanizzazione di quell’ultimo angolo dell’Agro Romano.
Un progetto iniziato con la giunta Marino, che aveva ottenuto un finanziamento del governo Renzi nel 2015 destinato alle ex Province oggi Città Metropolitane, e poi ripreso anche dalla giunta Raggi. E in quel progetto questi ortisti, “sentinelle del territorio che combattono da decenni contro rifiuti e degrado”, come si definiscono, non sono contemplati. “Sloggiare”, l’imperativo delle istituzioni. E le ruspe sarebbero previste a breve.
“Un progetto che prevede un investimento di quasi tre milioni di euro – spiega Massimiliano Pirandola, delegato del Comitato Valle Fontana per la difesa della natura contro l’urbanizzazione – che non tiene conto della fauna, dell’avifauna e degli ortisti storici che insistono nella valle da decenni. Ma ci stiamo battendo per far modificare questo progetto anche con l’appoggio delle associazioni ambientaliste. E chiediamo un incontro con il sindaco Gualtieri al più presto, prima che arrivino le ruspe”.
“Sul tema anche Fabio Rampelli, vice presidente della Camera, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Ambiente e dell’Agricoltura – conclude Pirandola – e ha espresso la sua preoccupazione sull’impatto che questo progetto potrebbe avere sull’ecosistema della Valle delle Campanelle sia sotto il profilo ambientale che faunistico”.
A temere per l’ ecosistema di questa valle anche Chiara Mansi, dottoressa in Scienze Forestali, che ha sposato con convinzione la battaglia. “In questo lembo di terra, dove già negli anni Settanta la comunità degli ortisti coltivava la terra sfuggita alla speculazione edilizia e in questi stessi orti anche i pazienti del vicino ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà trovavano la quiete nell’agricoltura”, spiega Chiara Mansi, “rischia di rompersi quell’equilibrio ambientale, preservatosi per anni con il sudore degli ortisti. Verrà spazzato via da un progetto costoso e dalle ruspe.
“La valle, uno degli ultimi lembi di mondo rurale in una città come Roma – prosegue l’agronoma – con tutta la sua biodiversità, sostenibilità e comunità resiliente scompariranno sotto cemento e lampioni in nome di una transizione che, se consta tutta di progetti come questo, non solo non è economica, ma tantomeno ecologica”.
“Sostenibilità: parola chiave per rispondere alle sfide climatiche, e non solo, in atto. Sostenibilità ambientale, economica e socio culturale. Ma quando spontaneamente la società manifesta comportamenti sostenibili – conclude amaramente la dottoressa Mansi- questi vengono distrutti calando dall’alto progetti che mal si adattano alla realtà dei fatti e che creano ulteriore degrado con la spesa di soldi pubblici”.