La Commissione Ambiente dell’Europarlamento ha approvato la fine della vendita di nuove auto e furgoni a combustione interna al 2035, ma ha bocciato obiettivi più ambiziosi al 2030 e l’introduzione di un target intermedio al 2027, fattori essenziali per accelerare le economie di scala dei veicoli elettrici e renderli alla portata dei cittadini e delle cittadine europee già in questo decennio. Transport & Environment confida quindi che l’assemblea plenaria del Parlamento europeo intervenga a porre rimedio nel voto previsto il 7 e 8 giugno prossimi.
Nel dettaglio, il voto della Commissione ambiente del Parlamento europeo chiede alle case automobilistiche di ridurre le emissioni medie della flotta del 20% nel 2025, rispetto ai valori del 2021, e poi del 55% nel 2030 e del 100% nel 2035. I gruppi parlamentari conservatori, al pari di alcuni singoli deputati progressisti, hanno però respinto l’introduzione di un nuovo obiettivo intermedio nel 2027 e il rialzo del target per il 2030, due iniziative che avrebbero stimolato un aumento delle vendite di auto elettriche da parte dei produttori.
Secondo T&E, l’aumento del target al 2025 potrebbe contribuire a stimolare l’azione delle case automobilistiche all’inizio di questo decennio, ma non è sufficiente per consentire all’UE e agli Stati membri di raggiungere i loro obiettivi climatici nel 2030.
“Le regole dell’UE sulle auto pulite stanno trainando quel boom di veicoli elettrici necessario per decarbonizzare le auto e raggiungere i nostri obiettivi climatici”, ha dichiarato Veronica Aneris, Direttrice di Transport & Environment Italia.
“Ma questa forte crescita del mercato è destinata a vacillare da qui alla fine del decennio se i legislatori non interverranno fissando un obiettivo intermedio per il 2027. Senza di esso, l’Unione europea potrebbe non essere in grado di vendere un numero sufficiente di auto a zero emissioni nei prossimi anni per raggiungere i propri obiettivi 2030, al pari dei diversi target nazionali di molti Stati membri”.
La Commissione parlamentare ha respinto l’ipotesi di includere nel Regolamento anche i crediti di CO2 per i veicoli con motori endotermici alimentati dai carburanti sintetici (i cosiddetti e-fuels).
Una finta proposta “verde” che era stata presentata dalle compagnie petrolifere con l’obiettivo di prolungare la vita dei motori a scoppio e il relativo mercato del petrolio. I test sui motori alimentati da questi carburanti – chimicamente simili a diesel e benzina – hanno evidenziato che la loro combustione continua ad immettere ossidi di azoto (NOx) tossici in atmosfera.
Tali combustibili sono inoltre caratterizzati da un’efficienza energetica significamente minore, alti costi di produzione e costi di esercizio considerevolmente maggiori, rispetto ad un’auto elettrica a batteria.
“I veicoli elettrici a batteria offrono agli automobilisti la soluzione più pulita, efficiente e conveniente per la decarbonizzazione, mentre le automobili alimentate da carburanti sintetici fornirebbero una nuova vita ai vecchi motori inquinanti”, ha dichiarato ancora Aneris. Per questo motivo, aggiunge, “il Parlamento deve continuare a chiudere la porta a quella che sarebbe una costosa e inefficiente deviazione dal percorso di decarbonizzazione, che metterebbe a rischio l’intera corsa dell’UE verso le zero emissioni nette al 2050″.
Il voto sull’adozione dei nuovi standard di emissione di CO2 per auto e furgoni che la plenaria del Parlamento europeo esprimerà tra il 7 e l’8 giugno prossimo aprirà la strada ai negoziati con i governi degli Stati membri che precederanno l’approvazione definitiva della legge.