C’era una volta l’onorevole Ilona Staller, in arte “Cicciolina”, divenuta parlamentare nel 1987, nelle fila del Partito Radicale. Venne poi Moana Pozzi, che nei primi anni novanta fondò il “Partito dell’Amore”. Sono passati più di trent’anni, eppure la presenza in politica di una “lavoratrice del sesso” – una “sex worker” come si usa dire ora – sembra suscitare ancora scandalo e commenti pruriginosi.
A dimostrarlo ci ha pensato Doha Zaghi, trentuno anni, nota nel mondo dell’eros col nome d’arte di “Lady Demonique”: una mistress sado-maso, da anni impegnata in politica e nel sociale. Alle imminenti elezioni amministrative programmate a Como, “Lady Demonique” era stata inizialmente candidata nella lista “Como 2030”, un raggruppamento civico che include +Europa, Volt, Italia Viva e Azione di Carlo Calenda.
Era stato proprio il partito di Calenda a caldeggiare la sua candidatura. Perlomeno fino al momento in cui la notizia non è diventata di dominio nazionale, rimbalzando sui giornali, suscitando, perciò, inevitabili polemiche e qualche sarcasmo.
All’improvviso, la presenza di Doha Zaghi è divenuta fonte d’imbarazzo per il partito di Calenda, col suo segretario nazionale che si è affrettato a dichiarare di non conoscerla, decidendo, in quattro e quattr’otto, di estrometterla dalla sua lista con un semplice tweet, senza nemmeno prendersi la briga di parlarle.
È a quel punto che Doha Zaghi ha deciso di non gettare la spugna e di fare della sua battaglia politica, da locale che era, anche una battaglia nazionale, di principio, per rivendicare il diritto degli operatori dell’eros a impegnarsi in politica.
A darle man forte ci ha pensato il Partito Gay, guidato da Fabrizio Marrazzo, con cui “Lady Demonique” è ora candidata a sindaco di San Bartolomeo Val Cavargna, in provincia di Como.
L’abbiamo contattata, per sentire dalla sua viva voce come sta vivendo questa curiosa vicenda, sospesa a metà tra la politica e il costume sociale.
Doha Zaghi, si aspettava tanto clamore per la sua candidatura?
Onestamente mi aspettavo potesse esserci qualche polemica, diciamo sterile, ma non avrei mai pensato se ne potesse parlare per settimane e nemmeno che si sarebbe giunti ad una mia esclusione, tanto meno con l’utilizzo di Twitter.
Trentacinque anni dopo l’elezione di Ilona Staller come parlamentare, come mai chi lavora nel mondo dell’eros, suscita ancora tanto scandalo in politica?
Credo sia necessario non soffermarci sul pregiudizio, ma dare valore ai nostri diritti costituzionali, altrimenti è necessario equiparare le sex worker a chi ha commesso reati di mafia e quindi aggiungere alla lista delle persone incandidabili le sex worker.
Siamo forse tornati indietro rispetto a trentacinque anni fa, anziché andare avanti?
Con questa mia esclusione dal partito di Azione, Calenda, oltre ad aver dimostrato di non essere per niente liberale, né tanto meno europeista, ha dimostrato di voler tornare indietro nel tempo e di eliminare concetti di cui si parla tanto, come l’inclusione e la lotta alle discriminazioni.
Quali sono oggi i suoi rapporti con Carlo Calenda? Avete avuto occasione di chiarirvi?
I miei rapporti con Calenda sono gelidi come le acque dell’artico. Non credo ci si possa chiarire, ognuno ha le sue posizioni.
Oltre ad Azione, della lista Como 2030 facevano parte Italia Viva, un partito giovane come Volt e uno che viene dalla tradizione radicale – proprio quella che candidò Ilona Staller in parlamento – come +Europa. Sono partiti che hanno spesso fatto della lotta a ogni discriminazione sessuale la propria bandiera. Come mai proprio da loro è arrivato uno stop?
Innanzitutto, tendo a specificare che il NO è arrivato dal signor Calenda e non dai miei ex compagni di avventura. Con loro ho instaurato un ottimo rapporto, fosse stato per loro avrei fatto la campagna elettorale, ma per evitare ulteriori polemiche e problemi per i ragazzi non sono andata a chiedere la tessera a nessuno, anche se mi sono arrivati messaggi di solidarietà da parte di alcune persone di quei partiti, ma da nessun dirigente nazionale.
Ritiene che ci sia una sorta di doppiopesismo nella politica italiana, aperta e progressista a parole e poi bacchettona nei fatti?
Assolutamente si, perché probabilmente ci si riferisce a questi valori solo dal punto di vista economico e non per quanto riguardi i diritti civili. Vorrei aggiungere che sono gli stessi politici che giorno fanno credere al mondo di essere moralisti oppure anche liberali che poi mi contattano per incontri o per farmi regali. Fortunatamente sono una Signora e non divulgherò mai i nomi e cognomi.
Ci parli di lei, chi è Doha Zaghi?
Sono nata e cresciuta a Carpi, ho studiato al liceo M. Fanti, successivamente mi sono iscritta a Giurisprudenza, poi ho abbandonato gli studi e ho iniziato a lavorare come commessa e promoter a Modena, in seguito ho capito che ciò che volevo fare era la performer e la dominatrice, successivamente mi sono trasferita a Milano e poi Como, città nella quale ho ripreso gli studi e sono prossima alla laurea in scienze del turismo.
Come nasce la sua passione per la politica?
È nata quasi nella culla, direi che i miei primi ricordi politici risalgono all’età di 6/7 anni. Ricordo Sailor Moon, Xena, Lilli Gruber, Michele Santoro, Travaglio e Mentana. Sembrerebbe una brutta infanzia per alcuni, ma l’interesse in me è nato prestissimo, tant’è che mi interrogavo già sulla questione del doppio cognome e su questioni di parità di genere, perché non tolleravo che mi si dicesse che certe cose erano da uomini e altre da donna e che io non potessi dare il cognome Zaghi ai miei figli eventuali.
Ho iniziato poi a fare politica attiva negli anni del Liceo, che ricordo con affetto. Ho avuto professori fantastici che ringrazio, in particolar modo il mio prof. di storia, Emiliano Raspi, con cui tutt’ora sono in ottimi rapporti. Oltre ad avere dibattiti accesi in aula, ricordi i tempi in cui organizzavamo manifestazioni, in cui si organizzavano autogestioni e in cui sono stata rappresentante d’istituto. Abbiamo avuto una piccola associazione con la quale collaboravamo con vari partiti e con il comune stesso, permettendomi così di conoscere le istituzioni.
Dopo il liceo, abbandonai la politica attiva per diverse ragioni, tra cui quelle lavorative e i vari trasferimenti. Negli ultimi anni ho ripreso ad interessarmi e ho collaborato per la campagna elettorale a Milano con il mio amico Stefano Bucello. In seguito ho deciso di contattare Azione, partito in cui mi riconoscevo per molti aspetti. Il resto lo sappiamo tutti oramai, ho partecipato alle riunioni, banchetti, tavoli tematici e poi sono stata lasciata con un messaggio, come i peggiori fidanzati adolescenti.
Chi è, invece, Lady Demonique?
Lady Demonique è una dominatrice. Produco video di natura sadomaso ed erotici, incontro schiavi e faccio saltuariamente spettacoli nei locali.
La sua professione è qualcosa di totalmente slegato rispetto al suo impegno sociale e politico, o le due cose s’intrecciano?
Per quanto riguarda le candidature comunali è totalmente slegata, poiché parliamo di amministrazione cittadina e non di diritti civili, mentre per quanto riguarda il nazionale voglio battermi per i diritti delle Sex Worker, e qui sarà legata.
Ecco, se voleva sapere, invece, se andrò in consiglio comunale vestita in latex brandendo un frustino, la risposta è no.
Dopo la bocciatura ricevuta da Calenda, lei si presenterà candidata a sindaco di San Bartolomeo Val Cavargna, sostenuta dal Partito Gay. Da parte del segretario nazionale Fabrizio Marrazzo e del partito Gay, ha ricevuto un sostegno diverso rispetto a quanto accaduto con Calenda e con Azione?
Fabrizio Marrazzo è una persona molto disponibile ed è altrettanto consapevole che sia una candidatura di rottura, ho sia il suo supporto che quello di Andrea Grassi, il responsabile regionale. In caso di vittoria avrò il costante supporto da parte del partito Gay-LGBT+.
Qual è ora il suo programma e il suo obiettivo?
Il mio programma ora si concentra sulle esigenze dei cittadini. Vorrei portare innovazione nel comune di San Bartolomeo Val Cavargna, proporrò le mie idee e progetti, che riguardano prevalentemente l’ambiente, l’energia, l’assistenza per le fasce più deboli e creare un turismo sostenibile e attento alle esigenze sia dei cittadini che dei turisti, ovviamente lavorando per abolire ogni discriminazione per gli LGBT+ e per tutti. Non sarà una sfida semplice per il futuro, ma sono battagliera e non mi arrendo.
In conclusione, cosa si augura per la politica e la società italiana?
Mi auguro di avere l’opportunità di dimostrare a tutti che questo stigma sociale deve essere eliminato e che possiamo avere diversi ruoli in società. Per ora a San Bartolomeo ho trovato un bel clima vivace e nessun pregiudizio nei miei confronti. Come tutte le persone intelligenti, i cittadini hanno deciso di conoscermi e parlarmi prima di giudicarmi. Per ora il riscontro è positivo, ma saranno le urne a decidere.