Londra è vestita a festa l’Union Jack è ovunque, sui palazzi, nei negozi e nei pub stracolmi, dove i sudditi di Sua Maestà possono consumare la pinta di birra compiaciuti di far parte di un momento unico, irripetibile, 70 anni di regno da parte di un personaggio politico unico ed emblematico capace di surfare su anni difficili e tragedie familiari.
Oggi il figlio prediletto Andrea non è nella foto di famiglia (provvidenziale il contagio da covid che, guarda caso, ha colpito anche l’arcivescovo di Canterbury grande sponsor del principe), così come manca il nipote Harry e la sua scomoda consorte americana, sebbene parteciperanno in privato ai festeggiamenti in famiglia.
Piccoli chiaroscuri in un cielo insolitamente non grigio che celebra la Sovrana che occuperà più di qualche pagina nei libri di storia e che guarda al futuro con ottimismo. Oggi a girare tra i turisti solo pensieri positivi e orgoglio per una nazione al centro del mondo, ancor più orgogliosa del Commonwealth oggi schierato, almeno con le bandiere, con la festa di luci che illumineranno il pianeta in quelle terre che costituivano l’Impero. 3500 fari che dovrebbero plasticamente confermare il futuro in chiave ottimistica in tutta quella parte di mondo che guarda a Londra ed alla Regina come un faro.
Lontano dai fasti della nuovissima Elisabeth line dell’Underground c’è la solita variegata etnia islamica, indiana e quella meravigliosa comunità di italiani che hanno reso Londra la terza città italiana. Questi londinesi d’azione vivono nel loro tempo e nei loro ritmi, lontani dalla distaccata arroganza britannica che pur li tollera, servendosi di loro per continuare a perpetrare i fasti della nazione britannica.
Italiani esclusi, gli altri, gli ex ragazzi delle colonie, continuano a modificare il profilo della periferia londinese, sempre più lontana dal puro stile british dei quartieri più blasonati; periferie che assomigliano sempre più a Mombai od a Il Cairo con gli stessi odori e gli stessi colori delle ex colonie.
Al netto della sbornia imperialista cresce il numero dei parlamentari pronti a detronizzare Bojo, l’inflazione corre come e più del resto del mondo e la crisi post brexit e pandemica lascia intravedere più di qualche nube nel cielo oggi limpido.
Tanti i negozi sfitti, come nell’epoca post industriale con la Thacher, triplicate le disparità ed un trenta per cento di povertà in più, se stazionate fuori l’ingresso di Harrods vedrete arrivare i nuovi ricchi a bordo delle fuoriserie. Sono tutti originari delle ex colonie e dimostrano che sono loro i nuovi padroni e che si stanno prendendo la città. La monarchia deve cogliere il momento e pensare al dopo Elisabetta con attenzione, perchè la stessa Inghilterra deve scegliere giovani competenti per rinnovare il patto con i sudditi.
Finisco la pinta di birra guardando fuori dal pub e vedo un sistema che rischia di bloccarsi che ha bisogno di una nuova guida valida e competente come l’attuale Regina. Non è certo l’anziano Carlo in grado di emozionare le folle, bensì il giovane William, ma occorre che la sovrana faccia l’ennesimo miracolo e passi lo scettro al Re che tutti vogliono.