La BCE ha esaminato attentamente le condizioni che, secondo le sue indicazioni prospettiche (forward guidance), devono essere soddisfatte prima di iniziare a innalzare i tassi di interesse di riferimento. A seguito di questa valutazione, il Consiglio direttivo ha concluso che tali condizioni sono rispettate, pertanto ha comunicato che a luglio aumenterà di 25 punti base i tassi di interesse nell’area euro.
Su un periodo più esteso, il Consiglio direttivo si attende un nuovo aumento dei tassi di riferimento a settembre. Si vedrà molto presto quali saranno le conseguenze di questa decisione sui tassi dei mutui e quindi sul mercato immobiliare. L’ultimo rialzo dei tassi da parte della Bce risale al 13 aprile del 2011. Nel frattempo, la BCE ha deciso che i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%.
La Bce ha aggiunto che dopo settembre “in base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo prevede che un graduale ma duraturo un percorso di ulteriori aumenti dei tassi di interesse sia appropriato. In linea con l’impegno del Consiglio direttivo a conseguire l’obiettivo del 2% a medio termine, il ritmo di aggiustamento della politica monetaria dipenderà dai nuovi dati e da come sarà valutato l’andamento dell’inflazione a medio termine”.
Le nuove proiezioni degli esperti indicano un tasso di incremento dei prezzi annuo del 6,8% nel 2022, che si ridurrebbe al 3,5% nel 2023 e al 2,1% nel 2024, valori superiori a quelli riportati nell’esercizio previsivo di marzo. Pertanto, alla fine dell’orizzonte di proiezione l’inflazione complessiva dovrebbe collocarsi lievemente al di sopra dell’obiettivo del Consiglio direttivo. Livelli superiori rispetto alle proiezioni di marzo sono previsti anche per l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari, che si porterebbe in media al 3,3% nel 2022, al 2,8% nel 2023 e al 2,3% nel 2024. Per tale motivo la BCE ha reso noto di essere pronta ad adeguare tutti i suoi strumenti, in modo flessibile ove necessario, per assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine.
Si è inoltre deciso di porre fine agli acquisti netti di attività nell’ambito del PAA a partire dal 10 luglio 2022. Esso intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PAA per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento della BCE e, in ogni caso, finché sarà necessario per mantenere condizioni di abbondante liquidità e un orientamento adeguato di politica monetaria.
Per quanto riguarda il PEPP (Programma di acquisto per l’emergenza pandemica), il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria.
Secondo quanto riporta wallstreetitalia.com Francoforte dovrebbe rafforzare il suo impegno a sostenere i mercati del debito dei paesi vulnerabili dell’eurozona in caso dovessero essere colpiti da ondate di vendite che facciano salire sensibilmente lo spread.
E’ quanto ha scritto il Financial Times secondo cui la maggior parte dei 25 membri del consiglio direttivo dovrebbe dare l’ok ad una proposta che prevede la creazione, se necessario, di un nuovo programma di acquisto di obbligazioni per impedire che i costi di finanziamenti degli stati membri (Italia in testa) possano andare fuori controllo. Intanto si registra un ulteriore peggioramento lo spread Btp-Bund a 223 punti base che ritocca i massimi del maggio 2020, mentre il rendimento del prodotto del Tesoro ha toccato il 3,65%, sui livelli più alti dall’ottobre 2018.