Stop al mercimonio della democrazia: a finire sotto il faro del Garante per la privacy diversi enti locali che stanno mostrando un interesse crescente per iniziative basate su soluzioni di tipo premiale che fanno ricorso a meccanismi di scoring associati a comportamenti “virtuosi” del cittadino nella vita quotidiana in città.
Sebbene lontano mille miglia dal modello cinese del sistema di credito sociale (il celebre shèhuì xìnyòng tǐxì) basato sulla classificazione della reputazione dei propri cittadini, le istruttorie avviate dall’Autorità di Piazza Venezia riguardano una serie di progetti promossi da soggetti pubblici e privati, che prevedono l’assegnazione di punteggi anche riguardo a raccolte di dati conferiti “volontariamente” dagli interessati.
Nella Repubblica popolare cinese, infatti, ogni cittadino che rispetta i propri doveri civici (essenzialmente pagare i debiti, onorare i contratti stipulati, mantenere pacifiche e sane relazioni interpersonali) riceve dei punti e, in base al proprio posto nella graduatoria sociale, risulterà meritevole o meno del suo posto nella società; tra le penalizzazioni previste il divieto di volo, il rallentamento della velocità del collegamento Internet, l’esclusione da lavori e incarichi ad alto prestigio. Viceversa, tra le ricompense figurano l’accesso facilitato a finanziamenti, affitti e noleggi, facilitazione dei viaggi e degli spostamenti e, in generale, un incremento del proprio status sociale.
Rientrando nei confini nazionali, tra le iniziative contestate dal guardiano della privacy tricolore una riguarda il “Progetto Pollicino”, un’indagine statistica a carattere sperimentale (promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile insieme a diversi ministeri) attraverso la quale il cittadino viene invitato a condividere i propri dati (apparentemente “in forma anonima”), per consentire un’analisi della mobilità. Al termine dell’indagine, è previsto che il cittadino riceva premi offerti dai partner privati del Progetto. L’indagine interesserà per primo il Comune di Bologna e proprio all’amministrazione felsinea – insieme alla Fondazione e ai Ministeri interessati – il Garante ha chiesto chiarimenti, soprattutto in relazione al ruolo dei soggetti pubblici e privati coinvolti, la base giuridica del trattamento, le modalità di funzionamento del sistema dell’app e i trattamenti ad essa connessi.
Un’altra istruttoria recentemente avviata su temi analoghi ha riguardato l’iniziativa “smart citizen wallet” sempre del Comune di Bologna, nell’ambito della quale è previsto che i cittadini possano aderire su base volontaria ad un sistema che consente di accumulare “crediti” all’interno del proprio “wallet”, da spendere accedendo ad una serie di premi/incentivi messi a disposizione dal Comune e da partner accreditati.
Sempre in Emilia finisce sotto osservazione anche il progetto avviato dal Comune di Fidenza relativa ad una fidelity card riguardante l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Anche in questo caso, è previsto un meccanismo di scoring associato al comportamento tenuto dagli assegnatari degli alloggi, attraverso un sistema di punteggio finalizzato al riconoscimento di benefici e sanzioni, inclusa la risoluzione e/o la decadenza del contratto di locazione, con possibili conseguenze pregiudizievoli in capo a categorie di soggetti vulnerabili.
Gli interventi dell’Autorità si sono resi necessari a causa dei rischi connessi a meccanismi di profilazione che comportino una sorta di “cittadinanza a punti” e dai quali possano derivare conseguenze giuridiche negative sui diritti e le libertà degli interessati, inclusi i soggetti più vulnerabili. Tutto per evitare che la Cina sia sempre più vicina.