Come se non fosse sufficiente la ripresa vertiginosa dei contagi Covid e il prezzo della benzina alle stelle, un’altra grana scoppia in mano agli italiani che, mai come in questo periodo, si trasformano in popolo di vacanzieri.
A rovinare le imminenti partenze per le dorate spiagge del Belpaese ci ha pensato, qualche giorno fa, la Corte di Cassazione che, con l’Ordinanza n. 19573/2022, ha sancito la piena legittimità della multa spiccata a chi, in bella mostra, urina sul guard-rail della corsia preferenziale in autostrada.
E così gli Ermellini, impietosi verso ogni tipo di vescica, hanno accolto l’appello proposto dalla Prefettura di Pistoia, restituendo le pretese dello sfortunato protagonista della vicenda, un uomo al quale la polizia stradale aveva contestato la violazione dell’art. 726 del codice penale (atti contrari alla pubblica decenza) poiché sorpreso, in pieno giorno, ad urinare in piedi su un guardrail della A11.
Per i tutori dell’ordine pubblico, infatti, tale gesto risultava indecente, e a nulla è servito lo strepitio del dissoluto protagonista che poneva in evidenza agli sceriffi della strada come tale atto non era stato visto da alcuno e che lo stesso non era risultato concretamente offensivo.
Per i togati del Palazzaccio, dunque, l’incontinente protagonista della vicenda non è riuscito a dimostrare il fatto che egli “non potesse soddisfare aliunde il proprio impellente bisogno e di aver usato tutte le cautele possibili per evitare di essere visto e/o di offendere la pubblica decenza”. Tanto è vero – verga la Suprema Corte – che è risultato ben visibile dalla pattuglia della Polizia che ha provveduto ad effettuare il verbale di contestazione.
Il soggetto, peraltro, nell’impugnare la multa, non si è preoccupato di addurre, a sua difesa, la circostanza dello “stato di necessità”, il quale consente la sosta nella corsia d’emergenza in caso di malessere del guidatore o del passeggero come nel caso della necessità impellente della minzione. Probabilmente, se lo avesse eccepito, questo sarebbe stato valutato a favore ma – adesso in Cassazione – tutto è compiuto. E la sanzione va pagata.