Il Garante per la protezione dei dati della Bassa Sassonia ha spiccato una sanzione di 900.000 euro nei confronti dell’Hannoversche Volksbank a causa dell’adozione di una pratica di profilazione a fini pubblicitari dei propri clienti, senza nessun preventivo consenso e informando gli stessi, con una striminzita comunicazione, all’interno di un documento di 28 pagine.
Tra i comportamenti osservati (di nascosto) dalla banca di Hannover il volume totale degli acquisti negli app store da parte dei correntisti, la frequenza di utilizzo delle stampanti per estratti conto e l’importo totale dei bonifici online rispetto a quelli effettuati presso lo sportello. L’intera attività era finalizzata a identificare quei clienti che dimostrassero di avere una maggiore propensione per gli strumenti digitali, così da indirizzare loro comunicazioni con un approccio pubblicitario più mirato.
La banca si è difesa sostenendo di svolgere tali attività con lo scopo unico di identificare i clienti che avessero una maggiore familiarità con i servizi digitali, così da utilizzare maggiormente i canali di comunicazione innovativi per rivolgersi a tale platea. Spiegazione che, evidentemente non ha convinto il Garante teutonico. A spingere il pedale sulla diffidenza anche il fatto che tale pratica era sì descritta nelle condizioni contrattuali, peccato fosse affogata in un paragrafetto all’interno di una lettera di 28 pagine, una caccia al tesoro costata cara all’Istituto di credito.
La parola, adesso, passa ai giudici di appello, che dovranno confermare o meno la sanzione.