Alla vigilia delle elezioni, programmi (e promesse) elettorali alla mano, l’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici (Andis) traccia una pagella e il voto è per tutti unanime: bocciati. La motivazione è semplice: nessun partito ha a cuore il tema dell’edilizia scolastica e in generale della scuola.
Di seguito la nota stampa a firma di Paola Bortoletto, presidente nazionale Andis.
Dati impietosi quelli del Report di CittadinanzAttiva presentato oggi a Roma, dati che non si discostano molto da analoghi rapporti sullo stato dell’edilizia scolastica, come il XXI Rapporto di Legambiente Scuola presentato a ottobre 2021. Scorrendo i dati di CittadinanzAttiva si ha l’ennesima conferma di un processo di progressivo aggravamento dei problemi storici dell’edilizia scolastica nel nostro Paese, ma anche un’ulteriore prova del consolidarsi del divario tra Nord, Centro, Sud e Isole in ordine a strutture e servizi.
Da anni l’ANDIS sostiene che l’edilizia scolastica dovrebbe essere assunta in carico dal Parlamento e dai Partiti come una seria emergenza nazionale. E invece i programmi elettorali presentati in questi giorni dai vari candidati alle prossime elezioni politiche non sfiorano nemmeno questo tema, come se la sicurezza e l’incolumità di 8 milioni di alunni e di 1 milione di addetti non fosse un problema importante per gli italiani.
Al contrario i dati sono oggettivamente allarmanti: come risulta dall’Anagrafe dell’Edilizia scolastica del Min. Istruzione, su 41mila edifici scolastici attivi in Italia ben 22mila sono stati costruiti prima del 1970, il 23% di essi non possiede il certificato di collaudo statico, il 59,5% non ha il certificato di prevenzione incendi, il 54% non ha il certificato di agibilità/abitabilità. Una situazione assurda, che interessa in particolare il Sud e le Isole dove il fabbisogno di manutenzione straordinaria supera il 40% del patrimonio edilizio. La situazione risulta ancor più intollerabile perché si associa ad un ulteriore impoverimento delle famiglie e all’insorgere di nuove povertà educative determinate dalla pandemia.
L’ANDIS auspica che si possano semplificare le operazioni di finanziamento agli Enti Locali e la gestione dei progetti, ma anche che si metta mano ad un piano delle priorità di intervento da realizzarsi entro il 2030. Alcune priorità dovrebbero avere risposta in pochi anni, come il miglioramento e l’adeguamento sismico degli edifici esistenti in area sismica 1 e 2 e l’efficientamento energetico degli edifici (obiettivo davvero strategico nell’attuale discorso dell’aumento del costo dell’energia). Andrebbe, inoltre, rafforzato il ruolo di supporto della task force per l’edilizia scolastica nei confronti degli Enti Locali proprietari degli edifici, soprattutto nella fase dei lavori finanziati dal PNRR.
Si potrebbero, ancora, attivare classi a tempo pieno in tutti i territori, diminuire il numero di alunni per classe, bonificare gli edifici che presentano amianto, ecc. Chiediamo che il piano nazionale di riqualificazione e ammodernamento degli edifici scolastici, finanziato dal PNRR sia portato a compimento in tempi certi, non solo dal punto di vista della sicurezza, ma anche sul piano dell’adeguamento degli ambienti alla funzionalità pedagogica e didattica in modo da renderli idonei ad ospitare una didattica attiva e modulare con laboratori, biblioteche, palestre, spazi di incontro, cablaggio con fibra ultraveloce nell’ottica della digitalizzazione e della transizione ecologica.
Auspichiamo che il Piano straordinario di edilizia scolastica riesca a realizzare entro il 2026 quanto meno le 216 nuove scuole previste. Non vorremmo scoprire fra 4 anni che, dopo tanto parlare di PNRR, l’elefante ha partorito un topolino.