Ecco cosa prevede il piano
Otto punti per rilanciare la collaborazione tra Italia e Libia su immigrazione e sviluppo economico. Il memorandum d’intesa sulle relazioni bilaterali tra i due paesi è stato firmato giovedì 2 febbraio – a Palazzo Chigi – tra il premier italiano Paolo Gentiloni e il leader libico Fayez Al Serray.
“Deve essere chiaro che il memorandum (…) riguarda il nostro impegno per rafforzare le istituzioni libiche nel contrasto all’immigrazione clandestina. – ha spiegato Gentiloni – Parliamo ad esempio di polizia di frontiera, ma questo è solo un pezzo del progetto che dobbiamo sviluppare”.
L’intesa ha durata triennale, è rinnovabile e ricalca gli accordi stipulati nove anni fa con il Trattato di Bengasi.
Correva l’anno 2008. L’accordo firmato tra il primo ministro Silvio Berlusconi e il dittatore libico Muammar Gheddafi prevedeva una riconciliazione politica ed economica tra i due paesi. Tre punti, molti impegni finanziari italiani a sostegno della Libia (5 miliardi di dollari in vent’anni) e altrettante – ma più fumose – promesse libiche su contrasto all’immigrazione e apertura a imprese italiane in terra africana.
Il patto firmato a Palazzo Chigi prevede che l’Italia garantisca formazione, finanziamenti e sostegno ai militari libici per contrastare l’immigrazione. Un impegno che si sostanzia nel controllo delle coste, del confine sud della Libia e nella formazione di personale locale che possa operare efficacemente nei centri d’accoglienza e come guardia costiera.
Sul fronte dei centri che accolgono i flussi di migranti illegali, l’Italia s’impegna ad adeguarli e finanziarli anche grazie alle risorse messe a disposizione dall’Unione Europea. Il tutto “nel rispetto degli obblighi internazionali e degli accordi sui diritti umani”(art. 5).
L’unica perplessità riguarda l’articolo 7 che “può essere modificato a richiesta di una delle Parti, con uno scambio di note, durante il periodo della sua validità”.
Clausola che, da un lato, garantisce al contraente la possibilità di defilarsi nel caso in cui la controparte non dovesse rispettare gli impegni presi. Dall’altro denota la fragilità di un accordo che potrebbe essere stravolto, autonomamente, tramite una semplice nota.