Pugno duro contro i rave party abusivi, mano morbida con chi non paga multe e tasse e con chi, in barba ai morti per il Covid, ha deciso di contravvenire agli obblighi imposti dalla legge sulla vaccinazione.
Chiamamola “Era Meloni” ma siamo solo all’alba di una rivoluzione pienamente legittimata dal voto democratico che ha consegnato le chiavi del governo, per la prima volta nella storia repubblicana di questo Paese, ad una compagine fortemente di destra.
Nessun sconvolgimento, almeno per LabParlamento che fin dalla nascita ha scelto una posizione distinta e distante rispetto all’atteggiamento pregiudizialmente ostile di una certa stampa italiana ed estera, che preferisce disquisire su un “La Presidente” piuttosto che un “Il Presidente” o andare alla ricerca di improbabili scheletri (o busti) nelle case private dei neo ministri.
Pronti via, registriamo le prime norme spot della Giorgia nazionale, perfettamente in linea col sovranismo premiato dagli italiani. Ecco quindi lo stop agli sbarchi, annunciato e promesso ma tecnicamente impraticabile, a patto di non contravvenire a regole e patti internazionali sottoscritti dall’Italia, o le scelte lessicali, come “la sovranità alimentare”, per altro ‘scippata’ alla sinistra, con tanto di rosicamento scomposto da parte degli avversari.
Scelta legittima, quella di cominciare con indicazioni lessicali e identitarie che, registriamo, dovranno tradursi in atti che possano incidere concretamente sulle vite degli italiani. Che siano di destra o sinistra, infatti, mai come ora i cittadini si aspettano misure impattanti sul potere d’acquisto delle famiglie, sul taglio al caro bollette, su una sanità da rilanciare, così come la scuola, le infrastrutture eccetera.
Un elenco di buone intenzioni che Giorgia Meloni non poteva non fare nel suo primo intervento fiume da Premier e che abbiamo ascoltato con grande attenzione, la stessa che metteremo giorno per giorno nel verificare la sussistenza delle iniziative prese di volta in volta.
Per ultimo, ma mai ultimi, il tema dei diritti. Si è parlato tanto di “tutela della vita” in questa campagna elettorale. Sappiamo benissimo quali e quanti voti siano arrivati a sostegno di questo governo dal mondo della destra ultra cattolica e da tutte quelle realtà cosiddette “pro vita”, finanziatrici e foraggiatrici negli anni di eventi e azioni spesso discutibili come le campagne trash contro l’aborto o contro la procreazione assistita.
Oggi siamo all’alba di una nuova stagione della destra italiana meritatamente al governo del Paese, scelta democraticamente, e se ne facciano una ragione i grandi quotidiani italiani e internazionali, dagli elettori. Un alba che può e deve presagire senso di responsabilità, capacità di leggere e anticipare le insidie e i grandi nodi della contemporaneità: la guerra alle porte, la crisi energetica, i cambiamenti climatici, la fame e la povertà che spingono i popoli e lasciare le proprie terre in cerca di aiuto.
Un alba che indichi luce e speranza e non si tramuti, questo è il nostro appello, in un tramonto di quei diritti conquistati dopo anni di lotte e che rappresentano una delle più grandi risorse civiche del nostro Paese, nonostante tanto, troppo ancora ci sia da fare. Pensiamo al ritardo sulla parità di genere, al riconoscimento dei diritti alle famiglie gay, all’integrazione culturale di un Paese sempre più multicolore che deve bilanciare e rafforzare tradizioni e identità con nuovi modelli che ci arrivano dalla società multietnica con cui i nostri figli si confrontano quotidianamente, alimentando quello scambio di valori e visioni che può essere energia positiva, se guidata e non decisa con modelli imposti dall’alto, come vorrebbe una certa sinistra.
A questa destra dobbiamo, tuttavia, un atto di fiducia e di speranza ma osserviamo anche che dire agli italiani che pagano le tasse e le multe, “cari signori, voi che pagate siete fessi perché noi condoneremo i furbi che non rispettano le norme“, è l’esatto opposto di un messaggio identitario e sovranista.
“Ordine e Disciplina” non sono un motto fascista ma sono regole scritte nella nostra Costituzione che vale per tutti e certo non tutela e premia quei furbetti che frodano lo Stato a discapito degli altri.