I giusti ideali degli ambientalisti stanno riscontando molte critiche a causa dei loro comportamenti di protesta che mettono a rischio un patrimonio inestimabile come quello artistico. Come molte battaglie, le idee di fondo da cui partono tanti giovani ambientalisti ed ambientaliste sono auliche, nobili, animate dal senso di giustizia e salvaguardia verso un pianeta ormai stanco e sofferente.
Il punto è che andrebbero sempre scelte modalità consone e funzionali, che non rechino danno alle persone, all’ambiente o a manufatti di inestimabile valore. Infatti, dopo gli ultimi attacchi alle tele, in molti si sono chiesti se iniziative di questo tipo aiutino nel concreto a sostenere la causa o se non siano addirittura una distrazione da questi ultimi aspetti.
Tra le vittime illustri colpite possiamo annoverare Van Gogh, Goya, Monet, ma anche Vermeer e Boccioni. Gli attacchi di questi ultimi mesi non hanno risparmiato quadri e sculture, opere straordinarie che si sono trovate, loro malgrado, sotto il fuoco incrociato. Il getto imbrattatore non solo è arrivato fin dentro i musei, ma anche nelle esposizioni e nelle mostre temporanee, con giovani militanti aderenti a diversi movimenti composti da paladini schierati a favore dell’ambientalismo e dell’ecologia.
Questi atti dimostrativi hanno come obiettivo attirare l’attenzione dei governi e sensibilizzare le persone sul tema, esortare le masse ad andare contro questa forma di immobilismo che non permette di invertire la rotta, ma consente di avvicinarci sempre di più verso un baratro pericoloso ed irreversibile.
È assolutamente condivisibile e giusto che per il rispetto dell’ambiente si auspichi un cambio di passo radicale, a partire dagli stili di vita fino alle scelte politiche, passando per la consapevolezza della comunità, nel coinvolgimento di tutti per cambiare la tendenza contro i segnali di un deterioramento planetario ormai sotto gli occhi di tutti e raccontato dagli scienziati di tutto il mondo.
Il punto, però, è che imbrattare, o anche solo tentare di farlo, come deturpare o comunque danneggiare le tele dove i più grandi artisti hanno steso le loro pennellate, a cosa porta?
In che modo colpire un Monet, un Goya o un Van Gogh aiuta le persone a pensare, prendere realmente coscienza del problema ed agire nel migliore dei modi nei confronti del nostro pianeta?
Difatti, queste azioni, seppur destando molto scalpore, con il tempo si stanno accompagnando a forme di scetticismo che non serve tanto a sensibilizzare sul tema, quanto a condannare un colpo al patrimonio artistico e culturale.
Sul web è diventato virale, il video di uno scienziato ambientale che sprona i manifestanti a trovare risposte presso il suo laboratorio, piuttosto che bloccare il Grande Raccordo Anulare di Roma creando incolonnamenti di automobili accese che, di fatto inquinano e remano quindi contro la causa.
Contrastare il cambiamento climatico è un gesto attivo e come tale necessita di organizzazione, dialogo e confronto tra le parti, così da promuovere una via alternativa e sostenibile. Fino ad ora, per fortuna, non vi è stato nessun danno irreparabile per due semplici ragioni: la prima, i vetri protettivi che per fortuna hanno svolto un ottimo lavoro di difesa, ma anche, va detto, per via dei manifestanti che non hanno avuto come reale scopo quello di danneggiare seriamente le opere ma solamente accendere i riflettori su un problema che riguarda noi e le generazioni che verranno.
Il punto è che forse, viste le reazioni del pubblico, non crediamo che i manifestanti, possano arrivare a scuotere le masse con questo approccio. Pragmaticamente parlando, si finisce per attirare la condanna da parte di tutte quelle persone che condividono la loro battaglia, ma non vorrebbero vedere capolavori inestimabili macchiati e danneggiati.
Ci auguriamo, infatti, di non ritrovarci con una tela imbrattata e con l’ulteriore onta di non essere riusciti a salvare il mondo da catastrofi climatiche future.