Stavolta non c’è nulla di scherzoso, ma bensì una denuncia per istigazione al suicidio. È questo il triste epilogo di un video lanciato sui social nel novembre scorso da Creepy Ryan (al secolo Ryan Kuruppu), giovane influencer vicentino che su Youtube aveva lanciato un video intitolato “9 modi per suicidarsi”, preso alla lettera da una ragazzina di Ravenna che ha tentato il suicidio seguendo i poco saggi “consigli” dispensati.
“Volevo fare dell’ironia. Sicuramente macabra, magari superficiale. Ma doveva essere un video divertente. Nient’altro” si è giustificato il giovane, cercando di difendersi invano dal video choc che lo ha condotto nel registro degli indagati. “Non pensavo che qualcuno potesse prendermi sul serio, Ora ho capito“.
Per fortuna la quattordicenne è stata salvata in extremis dai genitori e, una volta rinsavita, ha raccontato tutto alla Polizia, indicando la pagina web dov’era pubblicato il video in questione. Da quel momento sono partite le indagini della Polizia postale che ha condotto all’autore e alla vera identità di Creepy Ryan, che adesso si dice pentito: “Quando un influencer pubblica le proprie foto appare tutto perfetto: le ragazzine guadano le immagini e credono che quella sia effettivamente la loro vita, anche se è impossibile. Lo stesso principio può valere per ogni altro prodotto sul web: per quanto chi lo crea voglia soltanto raccontare una storia, ci può essere chi si convince che quella sia la verità“.
Il video, ora rimosso dalla Rete, è arrivato a collezionare più di 100 mila visualizzazioni. Sulla pagina web incriminata gli inquirenti hanno trovato una cinquantina di video dall’analogo contenuto, detti “creepypasta”, ovvero storie create ad hoc per impressionare il pubblico e ottenere il maggior numero di followers, caratterizzate dalla brevità del racconto e dalla capacità di appassionare i fruitori, un fenomeno che purtroppo è molto è diffuso attraverso siti internet, blog, forum e altre piattaforme social. Tra i consigli suggeriti per interrompere la propria esistenza anche quello di bere un frappé realizzato mescolando latte e cemento.
Oltre alle famiglie – spiega la Polizia di Stato – senza dubbio le prime sentinelle a doversi accorgere del pericolo, nel nostro Paese esiste una rete di attori estremamente efficiente nella protezione dei minori vittime di fenomeni di questo genere. Infatti, le Procure della Repubblica, i Servizi Sociali, gli Uffici Scolastici e le Forze di Polizia sono istituzioni pronte ad intervenire al primo segnale di disagio manifestato in rete o segnalato da chiunque lo intercetti anche attraverso il Commissariato di polizia online (servizio gestito dalla Polizia Postale).
Tra i segnali più frequenti attraverso cui il fenomeno si manifesta vi sono problemi di socializzazione, modificazioni del ritmo sonno-veglia, forme di autolesionismo, disinteresse per le occupazioni abituali (sport, amicizie, musica), calo del rendimento scolastico e isolamento. In ogni caso, anche solo nel dubbio che un minore si possa trovare in difficoltà, occorre segnalare immediatamente in modo che ci si possa attivare con tempestività.