Meta dovrà pagare la sanzione di quattro milioni di euro comminata a Facebook nel 2019 dall’Autorità per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino, in merito alla diffusione indebita dei dati personali di circa 12.700 cittadini sammarinesi.
L’azienda di Mark Zuckerberg aveva fatto ricorso dinanzi al Tribunale e poi alla Corte d’Appello di San Marino, confidando nell’annullamento del provvedimento del Garante per la Privacy. Tuttavia, il ricorso è stato giudicato inammissibile dalla sentenza del Giudice di Appello, che ha inoltre riconosciuto gravi mancanze nel comportamento tenuto da Facebook per prevenire il furto dei dati personali degli utenti.
Dunque, la vicenda dei dati di 533 milioni di utenti Facebook “rubati” dagli hacker e diffusi indebitamente in Rete è giunta al capolinea, almeno per quanto riguarda i cittadini della piccola Repubblica che conta poco più di 33mila abitanti.
Adesso vale la pena riflettere sul fatto che, se la sanzione di 4 milioni di euro comminata da San Marino venisse applicata proporzionalmente negli altri Stati, l’importo totale della pena pecuniaria per i complessivi 533 milioni di interessati arriverebbe a circa 166 miliardi di euro.
Insomma, un pericoloso effetto domino che potrebbe investire Meta da un momento all’altro. Specialmente considerando che l’Autorità per la Privacy irlandese, entrata in azione dopo l’apertura dell’istruttoria nella Repubblica del Titano, ha proprio di recente sanzionato Facebook per 265 milioni di euro. Anche stavolta Meta potrebbe fare ricorso, ma a questo punto la sentenza sammarinese costituirebbe un precedente insidioso per il gigante informatico.