Quella in corso è una settimana molto decisiva per l’economia in generale e quella italiana in particolare che probabilmente determinerà il trend del 2023. Dopo le stime del Fondo Monetario Internazionale, sono in programma le riunioni della BCE e della FED dalle quali si aspettano importanti decisioni in merito al costo del denaro.
La FED nella riunione di ieri ha confermato quanto anticipato dagli analisti, ossia un rialzo dei tassi dello 0,25%, più moderato rispetto all’ultimo 0,75%. Per quanto riguarda la BCE invece le aspettative sono di una doppia stangata con un rialzo dello 0,5% dei tassi a febbraio e un ulteriore rialzo a marzo, che potrebbe essere dello 0,25% o ancora dello 0,5%. Questi aumenti, volti a contrastare l’elevata inflazione, si ripercuoteranno sul mercato del credito ed in particolare su quello dei mutui.
Secondo un sondaggio della BCE sul mercato dei prestiti bancari, come ripotato da Qui Finanza, emerge che a fine 2022, l’Eurozona ha registrato un inasprimento sostanziale degli standard creditizi per tutte le categorie di prestiti e questo ha portato ad una diminuzione della domanda di prestiti da parte delle imprese e ad un crollo della domanda di mutui.
ll Fondo Monetario Internazionale, il 31 gennaio, ha rivisto al rialzo le stime 2023 per l’Italia. Infatti, come riporta l’Ansa, dopo il +3,9% del 2022, il pil italiano è atteso crescere quest’anno dello 0,6%, ovvero un aumento dello 0,8% rispetto alle previsioni di ottobre e più alte della Germania (0,1%). Per il 2024 la crescita italiana è stimata al 0,9%, ovvero -0,4% rispetto a ottobre.
A livello globale la crescita economica calerà dal 3,4% del 2022, al 2,9% del 2023 per poi risalire al 3,1% nel 2024. I rialzi dei tassi determinati dalle banche centrali per combattere l’inflazione e la guerra in Ucraina continuano a pesare sulla ripresa economica. Sempre in tema di inflazione FMI prevede una calo nel 2023 al 6,6%, contro l’8,8% del 2022 e una ulteriore diminuzione nel 2024 a 4,3% (livelli ancora superiori a quelli pre pandemia quando l’inflazione si aggirava intorno al 3,5%).