di Angelo Spinalbelli*
Il complesso di norme locali, nazionali e europee in tema di affitti brevi spingono nella direzione di una progressiva e definitiva professionalizzazione dell’attività di locazione di strutture ricettive extra alberghiere, vale a dire appartamenti o abitazioni indipendenti in cui soggiornare attraverso la prenotazione su piattaforme digitali come Airbnb, Booking e HomeAway.
Già dal 2021, secondo quanto stabilito dalla legge n. 178/20, in caso di destinazione alla locazione breve di più di 4 “appartamenti“ per ciascun periodo di imposta si presume un’attività imprenditoriale, con conseguente obbligo di apertura della partita iva.
Da gennaio 2023 la normativa europea impone alle piattaforme digitali di comunicare trimestralmente all’Agenzia delle Entrate i codici fiscali dei locatori, i redditi percepiti e i dati catastali degli immobili affittati. Un passaggio che i colossi del web – segnatamente Airbnb – pongono ovviamente in capo agli “host”, cioè ai locatori. Pena: il blocco dei pagamenti e degli account.
Si tratta solo dell’ultimo tassello a un puzzle di regole nel quale già qualche anno fa appariva complicato destreggiarsi, e che nei prossimi anni si complicherà ulteriormente. Ma se da una parte si complica la vita di chi ha una seconda casa che vuole mettere a reddito grazie a Aribnb, dall’altra si rafforza il ruolo – e per forza di cosa le competenze – dei Property manager di Case vacanza, coloro i quali cioè gestiscono, anche per conto di proprietari, alloggi da destinare agli affitti brevi.
L’evoluzione dello scenario legislativo che regola questo settore obbliga infatti i Property manager di Case vacanza ad occuparsi non solo di accoglienza, servizi, marketing, gestione degli immobili sulle piattaforme digitali, ma anche degli aspetti fiscali. E burocratici. Come il pagamento dell’imposta di soggiorno o la comunicazione ufficiale di inizio dell’attività al Municipio di competenza attraverso il CIR, codice identificativo regionale di una casa vacanza, prevista in Lombardia, Puglia, Veneto, Piemonte e Campania.
A completare il quadro, recentemente la Commissione europea ha proposto una modifica legislativa che, qualora fosse approvata, renderebbe gli operatori dell’economia delle piattaforme digitali (AirBnb, Booking, HomeAway) responsabili della riscossione dell’IVA e del versamento dell’imposta alle autorità fiscali quando i fornitori dei servizi non lo fanno. Una proposta che se approvata entrerà in vigore probabilmente nel 2025 con sicure ricadute in capo a locatori e gestori.
* Angelo Spinalbelli è Chief Operating Officer di Hospitality Revolution, piattaforma di formazione rivolta ad aspiranti professionisti dell’ospitalità gli strumenti teorici e pratici per operare nel settore del rent to rent. Spinalbelli è formatore, imprenditore e manager con un’esperienza di 25 anni nel settore dell’ospitalità alberghiera ed extralberghiera in località traino del settore turistico italiano come la Riviera Romagnola (Rimini, Riccione e Cervia), Verona e Roma.