Dal 17 al 19 febbraio, a Roma, si è tenuto “Saperlo prima” un evento di tre giorni organizzato da Flavia Restivo, Isabella Borrelli e Andrea Giorgini con l’Associazione Selene APS e finanziato dalla Regione Lazio.
Si tratta del primo e unico festival italiano sulla salute sessuale e affettiva. All’interno dei vari appuntamenti proposti, sono stati diversi gli ospiti che sono intervenuti per portare il loro contributo alla causa, una visione della sessualità positiva e multidimensionale, toccando aspetti psicologici, culturali e relazionali che vanno a comporre l’esperienza umana.
Tra la varie persone che sono intervenute, abbiamo avuto il piacere di intervistare il famoso psicologo, docente all’Università degli Studi dell’Aquila e volto tv Fabrizio Quattrini, presidente e socio fondatore dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica ed autore del manuale “Parafilie e Devianza” Giunti Editore (2015) sulla situazione attuale del nostro Paese per quanto riguarda l’educazione sessuo-affettiva e perché è fondamentale un approccio serio alla questione.
“L’Italia è, purtroppo, uno dei pochi Stati membri dell’Unione Europea dove l’educazione sessuale non è obbligatoria a scuola, come anche Bulgaria, Lituania, Cipro, Romania e Polonia. Saperlo prima si pone, quindi, come un talk innovativo in quanto primo evento in Italia interamente dedicato al tema. La mancanza dell’educazione sentimentale e sessuale a scuola ci rende vulnerabili ed impreparati su temi molto importanti, quali la discriminazione di genere, il femminicidio e il mancato rispetto dei diritti civili di tutti ed aiutare le persone nello sviluppo delle emozioni e del rispetto“.
L’ambiente scolastico resta il mezzo formalmente più pratico per raggiungere un gran numero di giovani. Attualmente l’educazione sessuale o quella sessuo-affettiva è presente in alcuni istituti italiani in forma discrezionale e autogestita. È importante però che diventi regolare e prevista per legge così da diventare uno strumento di informazione, formazione e prevenzione.
Negli ultimi trent’anni sono state diverse le proposte di legge ad essere bloccate sul tema: ricordiamo il Pds nel 1995, Nichi Vendola e Alberta de Simone nel 1996, Flavio Rodeghiero nel 1999, Franco Grillini nel 2007, Celeste Costantino nel 2013, Giuseppina Castiello nel 2015 tra le altre.
Attualmente in Italia i maggiori ostacoli all’istituzione dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole sono le opposizioni da parte della Chiesa cattolica e di alcuni partiti politici, come ripreso dal rapporto Sexual Education in Europe. Ciò non vuol dire che l’educazione sessuo-affettiva in Italia non ci sia, ma che manca una legge che la renda obbligatoria e ne uniformi gli insegnamenti.
“Da queste premesse si evince quanto la scuola sia il luogo adatto dove approcciarsi a contenuti inerenti alla sessuo-affettività, anche tramite laboratori ed esperienze didattiche. Purtroppo non tutte le persone dispongono di contesti familiari adatti a parlerne, i parenti stessi possono non avere quelle competenze specifiche in questo settore. C’è poi da dire che una società che lavora sul benessere delle persone è una realtà che si assume la responsabilità di affrontare tematiche come la violenza di genere, consenso e diritti riproduttivi positivo. Avere un momento di confronto e crescita a scuola, con esperti del settore preparati e competenti aiuterebbe la nostra società a compiere un passo importante circa gli argomenti sessuo-affettivi: permetterebbe di far evolvere la comunicazione pubblica a fare un salto dal ruolo educativo a quello informativo e sociale. Ovviamente questo paradigma non insegna ai cittadini cosa sia giusto fare, ma vorrebbe fornire loro ogni informazione scientifica, su come vivere nel rispetto e nella salute di sé ed anche delle altre persone“.
Educare alla consapevolezza della sessualità oggi significa, rendere le persone più consapevoli rispetto alle implicazioni di tipo psichico e sociale che la diversità sessuale comporta. I genitori di solito, aspettano che siano i figli a rivolgere loro delle domande sull’argomento che però a volte, faticano a fare tali domande per l’imbarazzo che potrebbe comportare la questione.
Ad esempio la paura di sentirsi giudicati, di porre quesiti troppo delicati può indurre gli adolescenti, ma anche gli adulti, a non confrontarsi proprio su determinati argomenti né con le figure di riferimento, né con i pari. Spesso i ragazzi e le ragazze cercano e trovano le risposte alle loro domande sui social, su Internet o su profili e pagine gestiti da altri. Il punto è che questa modalità di ricerca genera spesso risposte poco precise ma soprattutto non sempre corrette.
Infatti, l’educazione sessuo-affettiva come auspicata non comprenderebbe solo la conoscenza del corpo umano dal punto di vista anatomico, ma di un percorso che dovrebbe toccare temi come il consenso, l’educazione all’intimità, alla scoperta dell’altra persona, ma anche di diritto alla salute ed i diritti riproduttivi, spesso poco trattati. Ovviamente non si tratta di incoraggiare alla pratica sessuale, ma supportare le persone giovani ed i dubbi leciti, nel loro percorso di sviluppo sessuale, emotivo e relazionale.
Secondo i dati tratti dall’ultimo rapporto dell’OMS – Organizzazione mondiale della sanità – i programmi di educazione sessuo-affettiva per le scuole confermano un impatto diretto su molti aspetti come il drastico calo di gravidanze indesiderate, di abusi sessuali, ma anche di infezioni sessualmente trasmissibili e di discriminazioni basate sull’identità di genere e l’orientamento sessuale delle persone.
Gli stereotipi, i pregiudizi e le discriminazioni di genere occupano un ruolo importante per quanto riguarda l’espressione della sessualità, proprio l’educazione sessuo-affettiva può portare ad avere una nuova visione più positiva sul rispetto ed i valori condivisi, sulle relazioni personali, contribuendo così a prevenire gli abusi e quindi a sviluppare relazioni consensuali e rispettose di sé ed anche del partner.
*foto presa dal profilo facebook