Succede a volte di essere catapultati in ricordi e periodi che sembrano lontani. Mauro Cordì, nome di battaglia Tatanka Geronimo, fu il fondatore del movimento degli Indiani Metropolitani, non politicizzati a Roma. Nato nella Capitale nel 1953 divenne famoso tra i giovani del movimento Underground tra il 70 e l’80.
Il suo aspetto non era rassicurante, pantaloni di velluto a strisce, eterni stivali al ginocchio, perenni occhiali neri e d’estate perizoma, con l’immancabile arco con frecce affilatissime, capelli lunghi. Ma Geronimo Tatanka è stato tutto fuorché un violento; personaggio singolare, fondò nel 1973 una comunità guerriero- mistico – religiosa “Gosth Tribe” che avrà come centro operativo esperienziale la meravigliosa Villa Ada, dove organizzerà nel 1977 un raduno del collettivo “ Madre Terra” che vedrà la partecipazione di più di 20.000 ragazzi, assolutamente pacifici. Evento che sarà ignorato dagli organi di stampa, specie quelli di estrema sinistra che non riuscendo a classificare, omologare ed etichettare Cordì, preferì ignorare lui e l’evento, preferendo dare spazio alle azioni e manifestazioni anche violente, da cui Cordì prenderà sempre le distanze.
Tatanka convinto di essere la reincarnazione di un guerriero indiano, avendo avuto un’esperienza di deja vu, visiterà 40 paesi, seguendo la sua “voce interiore” che lo porterà a vivere esperienze estreme e pericolose da cui uscirà sempre “miracolosamente” illeso. Proveniente dalla borghesia romana, perse la madre da ragazzo, fu seguito dal padre che con grande difficoltà, come lui stesso ammette, gli fu sempre vicino. Non facendosi mancare nulla, fu affetto sin da ragazzo da schizofrenia; ricorda i farmaci, l’elettroshok, e l’incredibile guarigione avvenuta in India ad opera di un Santone. Astemio, poco interessato “al fumo”, fece esperienza come tanti ragazzi e artisti dell’LSD, che racconta in maniera ironica nella sua autobiografia “Fulminato e vivo”.
Fulminato lo fu con certezza, ma nonostante le esperienze, la malattia, un doppio trapianto di rene e altre patologie, Mauro Cordì oggi a 70 anni si concede di raccontare un passato, dove illusioni, sogni e realtà non avevano chiari confini. “Fulminato e vivo” è un libro si legge tutto d’un fiato, con sorriso per chi ha vissuto quel periodo, e con curiosità per chi ne ha sentito solo parlare. Gli episodi sono comici e surreali, a iniziare quando bambino, convinto di dover seguire regole e comportamenti, prese alla lettera le regole del gioco della moscacieca, rompendosi la testa e finendo in ospedale. Straordinario il commento della mamma “ Ma che sei scemo? Nessuno chiude veramente gli occhi!”.
Unica la sua iniziazione sessuale a 17 anni, avvenuta dopo il concerto dei Jethro Tull. Una ragazza gli offrì, un passaggio e poi l’invitò a casa, “ una reggia freak” come la definisce, dove visse questo fugace amore tra incensi, tappeti, musica e una scimmietta che circolava tra le stanze. Sono pagine con flash-back continui, racconta che per finanziarsi un viaggio nel Regno Unito, fece la comparsa a Cinecittà nel film “le calde notti di Pietro l’Aretino” la descrizione di questa comparsata è buffissima. Il viaggio in UK meta di tanti ragazzi “freak” sarà una delusione: senza soldi per trovare vitto e alloggio ricorrerà a un espediente non del tutto originale, farsi arrestare per mangiare. La differenza rispetto a simili esperienze di artisti e pop star è che parliamo di un ragazzo romano che dà un calcio nel sedere a un “Bobby”, rammaricandosi di essere rilasciato il giorno dopo. Dopo quest’avventura e una crisi, sarà ricoverato in manicomio, dove conoscerà il paziente Syd Barret e i Pink Floyd. Andrà poi in Olanda, dove lavorerà insieme alla “Tribù” a una catena di montaggio di cetriolini sott’aceto, passando i pomeriggi in pub frequentati da pericolosi teppisti.
Pagine memorabili sono quelle dei suoi lunghi soggiorni in India e Nepal, tra santoni e comunità di “strippati” dove gli succederà di tutto; surreale il racconto del tuffo da un ponte sul Gange, il fiume era in magra. Sopravissuto al tonfo, umiliato per la brutta figura, non trovò vestiti e soldi, gli sbigottiti astanti interpretarono il gesto come un suicidio, e si appropriarono di tutte le sue cose. Nuovamente senza mezzi, finirà nelle carceri indiane in una situazione ben diversa da quella inglese. Tra eventi, avventure, incontri, Geronimo Tatanka resterà sempre il guerriero pacifico, che vivrà ogni situazione come segno del destino.
Arrivati alla fine della lettura quello che rimane sono sicuramente tante risate, ma anche il ritratto di una generazione particolare, dai mille volti e ideali, forse tutti perdenti alla luce degli eventi che si sono generati nel tempo. Si possono avanzare critiche e giudizi o anche leggere con leggerezza, quello che sicuramente resta è il messaggio finale di Cordì: “Quest’Universo è solo un pazzesco, benedetto, incomprensibile ed estatico Gioco Divino”.
Mauro Cordì Tatanka “Fulminato e vivo”.