Peregrinazioni tra regioni, esami diagnostici inutili e l’abuso di antidolorifici. L’emicrania non è un ‘banale mal di testa’ ma una malattia disabilitante, spesso non diagnosticata e non adeguatamente trattata. Ed è in crescita, soprattutto tra i giovanissimi. Mentre ancora pochi sono gli emicranici che si vedono prescritti i nuovi farmaci che riducono frequenza e intensità degli attacchi. E’ quanto emerso durante l’evento “Emicrania: nuove prospettive per il paziente tra innovazione, ricerca e opportunità normative”, organizzato da Lundbeck Italia a Roma, che ha messo a confronto clinici, pazienti e istituzioni.
“Si tratta di una patologia molto seria che, soprattutto quando è cronica – ha detto il Presidente del Consiglio Regionale del Lazio Antonio Aurigemma – può creare pesanti disagi alle persone, in primis in ambito lavorativo, ma anche sul piano sociale. Faremo il possibile, come Regione, per dare il massimo supporto e sostegno su questa delicata tematica, al fine di adottare misure adeguate alle esigenze delle persone che soffrono di emicrania. Anche sul tema della ricerca, in generale la nostra regione può ricoprire un ruolo da protagonista: essendo il Lazio uno dei poli industriali-farmaceutici più importanti d’Europa, di per sé può diventare un punto di attrazione per l’innovazione anche in quest’area. In questo come in altri campi, è indispensabile la collaborazione sinergica di tutti”.
“L’emicrania è una patologia così diffusa, invalidante e sottostimata – spiega Luciano Ciocchetti, Vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera – che la politica non può che intervenire in modo forte e immediato. Le nuove opportunità terapeutiche sono una grande chance di recuperare, con una presa in carico immediata del paziente. Ricordiamo che questa è una patologia che implica, anche a causa del fatto che in modo prevalente colpisce le donne, dai costi sociali altissimi. Fondamentale attivare adesso i decreti attuativi della legge che tutela i pazienti e fare in modo che le terapie e le cure arrivino su tutto il territorio nazionale, senza odiose disparità tra cittadini di serie A e di serie B”.
La Legge 81/2020, che prevede il riconoscimento della cefalea primaria come malattia socialie invalidante, avrebbe dovuto rappresentare il punto di partenza per la gestione della patologia ma, a distanza di tre anni, c’è ancora molta strada da fare. “Pochi mesi fa, nel luglio di quest’anno, – ha detto Guerino Testa, componente e segretario della VI Commissione (Finanze) della Camera dei Deputati – è stato emanato il primo decreto delegato legislativo per dare seguito alla legge del 2020 ed è importante che sia stato dato mandato alle regioni a presentare progetti innovativi molto caratterizzanti in grado di migliorare la vita dei pazienti e delle proprie famiglie”. Ad esempio, ha sottolineato Alessia Savo, presidente della Commissione Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria, welfare della Regione Lazio, “entro il 2023 la regione Lazio dovrà avviare i primi progetti sperimentali per la presa in carico dei pazienti affetti da cefalea primaria. Quindi adesso abbiamo fondi da investire in modo intelligente e sinergico con tutti i protagonisti, partendo soprattutto dal mondo scientifico per una progettualità che sia veramente efficace. Perché, se spendiamo bene in sanità, abbiamo un grande risparmio e un grande benessere per la popolazione”.
Anche per gli emicranici come per gli altri malati cronici, un aiuto potrebbe arrivare anche dalla messa a regime dei progetti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Lo strumento che mettiamo in piedi con il PNRR sarà una medicina più in grado di prendersi in carico i bisogni di salute dei pazienti, inclusi quelli con emicrania – ha spiegato Alessio Nardini, Direttore Generale dell’Unità missione per il PNRR del Ministero della Salute -. Permetterà lo sviluppo della telemedicina, darà la possibilità a un milione e mezzo di persone di essere assistite a domicilio e contiamo di avere funzionanti le Case di Comunità entro il 2026″.
MONOCLONALI ANTI-CGRP, IL PUNTO DI SVOLTA NELLE TERAPIE
L’emicrania è una patologia neurologica disabilitante che resta ad oggi sotto diagnosticata e spesso non adeguatamente trattata. Colpisce anche le fasce più giovani e nonostante il suo impatto sia elevatissimo da ogni punto di vista (umano, sociale ed economico), ancora oggi viene definita patologia ‘invisibile’. L’emicrania è causa di assenteismo a scuola e al lavoro, comporta difficoltà nelle relazioni sociali e di coppia, può generare solitudine, ansia e associarsi a depressione.
“Si tratta di un fenomeno in crescita soprattutto nella fascia di età pediatrica e ci travolgerà, se non la arginiamo. Gli studi mostrano – ha detto Piero Barbanti, Direttore Unità per la Cura e la Ricerca su Cefalee e Dolore, IRCCS San Raffaele di Roma e Presidente dell’Associazione Italiana per la Lotta contro le Cefalee – che è una patologia progressiva: chi ha tra i tre e quattro attacchi al mese, se non interviene preventivamente vedrà il loro numero aumentare fino a renderla una patologia cronica. Nel momento in cui si cronicizza, poi, c’è un abuso di farmaci: abbiamo pazienti che prendono fino a 300 o 400 antidolorifici in un mese con conseguenze per la propria salute e costi spaventosi per la spesa pubblica. Il 95% di loro è spinto a eseguire esami diagnostici non necessari e in circa l’80% dei casi li paga il Servizio Sanitario Nazionale”.
L’arrivo di anticorpi monoclonali anti-CGRP, ha precisato il professor Barbanti, “ha cambiato in maniera irreversibile la terapia dell’emicrania perché permette di ridurre il numero di attacchi, diminuendone anche intensità e durata. Con la determina Aifa 440 del 20 giugno 2023, è stata autorizzata in Italia la rimborsabilità di eptinezumab, il primo anticorpo monoclonale anti-CGRP a somministrazione endovenosa. Presenta una somministrazione in 30 minuti, 4 volte all’anno, ovvero solo una ogni 3 mesi. Ha particolare rapidità di azione e la sua efficacia preventiva è stata provata sia per l’emicrania episodica che cronica, in presenza o meno di uso eccessivo di analgesici e di fallimenti di precedenti terapie preventive”.