C’è grande attesa per la prossima riunione del Consiglio Direttivo della BCE che si terrà i 6 giugno. In ballo, ovviamente, la decisione di un eventuale taglio dei tassi di interesse dopo quasi 2 anni di continui aumenti volti a contrastare l’eccessivo incremento dell’inflazione. Dunque, con i tassi di interesse attualmente al 4,5%potrebbe finalmente mettere fine, o quanto meno allentare, la strategia di politica monetaria restrittiva attuata dalla BCE.
Il Consiglio Direttivo nel corso dell’ultima seduta di aprile aveva deciso di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento della BCE nonostante l’inflazione avesse continuato a ridursi complessivamente tuttavia si registrava ancora la presenza di “forti pressioni interne sui prezzi che mantengono elevata l’inflazione dei servizi”. La BCE manteneva dunque la determinazione nel voler assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine.
In recente studio effettuato da Nomisma, nelle ultime proiezioni della BCE, “le attese inflattive sono state riviste al ribasso, principalmente per effetto del minore contributo dei prezzi dell’energia, con valori che dovrebbero collocarsi in media al 2,3% nel 2024, al 2,0% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. Anche l’inflazione al netto dell’energia e degli alimentari è stata ridotta, in media del 2,6% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e al 2,0% nel 2026”.
L’outlook presentato nell’ultima edizione dell’Osservatorio sul Mercato Immobiliare realizzato da Nomisma sottolinea come l’inflazione sia lo spettro che dal 2022 aleggia sull’economia mondiale, tenendo in scacco la politica monetaria europea e americana.
Recenti stime dell’OCSE prefigurano per il 2024, una stazionarietà del PIL globale (+3,1%) rispetto al 2023 per effetto delle politiche monetarie restrittive e del peggioramento della fiducia di consumatori e imprese. Al contempo, permangono elevati rischi di scenario derivanti dalle tensioni politiche internazionali, ora concentrate in Medio Oriente.
In questo scenario caratterizzato da molteplici fattori di incertezza la BCE ha lasciato invariati i tassi di riferimento, a fronte di un processo di disinflazione in consolidamento. In tutta l’Area Euro il costo dei finanziamenti a famiglie e imprese rimane pertanto elevato, con conseguenze recessive sulla domanda di credito.
Il costo dei finanziamenti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni è progressivamente aumentato lungo quasi tutto il 2023, in un percorso di crescita analogo per Italia e Area Euro.
Attualmente i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono pari rispettivamente al 4,50%, per le operazioni di rifinanziamento principali, al 4,75%, per le operazioni di rifinanziamento marginale e al 4,00%, per i depositi presso la banca centrale.
Tra i diretti interessati troviamo soprattutto quelli che hanno sottoscritto un contratto di mutuo a tasso variabile poiché, a seguito dei continui rialzi dei tassi, hanno visto aumentare in modo significativo la rata del mutuo. Anche chi deve ancora sottoscrivere un mutuo potrà beneficiare di un eventuale taglio dei tassi sia se decida optare per il tasso fisso sia per quello variabile.
Molti, infatti, potrebbero aver rimandato la decisione di acquistare una casa proprio in relazione all’eccessivo aumento dei tassi. In considerazione di ciò l’eventuale taglio dei tassi potrebbe avere quindi effetti positivi per l’intero settore immobiliare.