“Difendere l’accessibilità digitale non solo come motore di inclusione ma come diritto umano inalienabile in quanto l’accessibilità digitale produce autonomia e dunque welfare: se strumenti di lavoro, piattaforme digitali e siti web sono accessibili, le persone con disabilità sono in grado di essere parte attiva della società, piuttosto che persone assistite a carico dell’intera collettività”. E’ quanto si legge nel “Manifesto per la piena Accessibilità Digitale”, lanciato da AccessiWay Italy, giovane start up under 30 impegnata sui temi dell’inclusione digitale.
Il Manifesto, che si rivolge ai leader politici, ai pilastri dell’industria, e ai cittadini italiani, contiene delle raccomandazioni con lo scopo di contribuire alla costruzione di una società digitale che sia veramente aperta, accogliente e inclusiva. L’accessibilità è un tema che riguarda tutti, con oltre un miliardo di persone a livello globale e 13 milioni in Italia. Nonostante sia riconosciuto il diritto alla accessibilità, l’accessibilità digitale rimane un ambito trascurato.
Anche alla luce di una complessa cornice normativa internazionale che obbliga all’accessibilità digitale, questa rimane spesso inapplicata a causa di barriere culturali, aziendali e normative.
Il manifesto propone una serie di raccomandazioni legislative per migliorare l’inclusione digitale, tra cui: pieno riconoscimento del diritto all’accessibilità quale diritto umano e ridefinizione del suo ruolo come tale all’interno del nostro impianto normativo, l’introduzione di sanzioni sistematiche e chiare per la non conformità, la promozione di campagne di sensibilizzazione, la definizione di criteri chiari di conformità, l’istituzione di tempi certi per la conformità e la promozione di incentivi per la transizione verso l’accessibilità.
A descrivere il manifesto è Edoardo Arnello, Ceo AccessiWay Italy: “Con questo Manifesto vogliamo condividere con tutti gli attori istituzionali alcune indicazioni fondamentali per far comprendere quanto sia importante garantire la piena fruibilità degli strumenti digitali. Non ci può essere qualcuno, nei prossimi anni, cui sarà negato il diritto alla piena partecipazione della vita quotidiana”.
I NUMERI IN ITALIA.
L’accessibilità è un diritto fondamentale. Circa un miliardo di persone vive una condizione di disabilità, è più del 15% della popolazione. In Italia, il tema riguarda oltre 13 milioni di persone e se ormai è chiaro che l’accessibilità riguarda gli spazi della nostra quotidianità, il lato digitale delle nostre vite non deve essere trascurato se consideriamo che 33 milioni di italiani hanno attivato SPID e accedono quotidianamente a servizi essenziali online. Ciò nonostante, tutte le ricerche sull’accessibilità dimostrano che solo il 2-3% delle homepage è accessibile e quasi il 90% dei siti non è compatibile con le tecnologie assistive con l’effetto diretto di impedire a migliaia di persone un’esperienza digitale efficace, che possa fungere da ausilio e non da ulteriore forma di discriminazione.
La disabilità è una condizione che può essere temporanea o permanente. Le disabilità possono essere motorie, cognitive, sensoriali. Un contesto favorevole e strumenti adeguati sono essenziali per garantire l’accessibilità per tutti. Abbiamo bisogno di un mondo fisico e digitale accessibile, sostenuto da un contesto normativo chiaro e coerente. Di fronte ai progressi normativi degli ultimi anni, il terreno è maturo per definire leggi che promuovano un’accessibilità digitale universale.
LE LEGGI. L’accessibilità non si auspica, è un obbligo di legge. Sebbene l’accessibilità digitale sia legalmente obbligatoria, il panorama attuale rimane insoddisfacente e contraddittorio. Questa prerogativa è riconosciuta da una serie di strumenti normativi sia internazionali – come la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – sia nazionali. Tra le normative nazionali si annoverano l’Articolo 3 della Costituzione italiana, la Legge 67/2006 contro la discriminazione e la Legge 68/99 per il diritto al lavoro delle persone con disabilità, nonché la Legge Stanca (4/2004) e i suoi successivi aggiornamenti, che stabiliscono requisiti specifici per l’accessibilità digitale.
A livello europeo, l’impegno verso l’accessibilità è ulteriormente rafforzato da diverse direttive dell’UE. Queste includono la Direttiva 2010/13/UE sui servizi di media audiovisivi, che enfatizza l’importanza dell’accessibilità nei media, e la Direttiva 2016/2102 sui siti web e applicazioni mobili di enti pubblici. Inoltre, la Direttiva 2019/882 stabilisce requisiti di accessibilità per prodotti e servizi. Significativa è anche la Strategia Europea sulla Disabilità 2021 – 2030, che presenta punti specifici sull’accessibilità, evidenziando un impegno continuo verso l’inclusione digitale.
Nonostante questa articolata cornice normativa, l’accessibilità web risulta spesso trascurata. Questo si deve alla mancanza di una cultura dell’accessibilità, competenze specifiche in ambito aziendale e pubblico, e una scarsa applicazione delle linee guida. L’assenza di incentivi economici e un percorso di denuncia complesso per i cittadini esacerbano il problema. L’errata percezione della disabilità come stigma aggrava ulteriormente la situazione, portando a prodotti e servizi digitali inaccessibili non per malafede, ma per ignoranza.
All’orizzonte del pieno recepimento dello European Accessibility Act, che ha introdotto specifici obblighi di accessibilità per numerosi prodotti e servizi digitali, nel seguito di questo manifesto delineeremo le principali raccomandazioni che condividiamo come gruppo di enti, associazioni ed imprese, per garantire un’autentica applicazione di una normativa tanto preziosa.