Con il reddito di inclusione, anche l’Italia avrà a disposizione una misura nazionale di contrasto
di Fabio Gnoffo
Nel 2015 l’Istat ha rilevato che 1 milione 582 mila famiglie italiane, circa il 6% del totale, viveva in condizioni di povertà assoluta: si trattava di 4 milioni e 598 mila individui, il 7,6% dell’intera popolazione. Fino al 2011, la diffusione del fenomeno si era mantenuta stabile su livelli prossimi al 4% delle famiglie residenti. Questa la fotografia che le statistiche ci forniscono oggi in merito alle persone che non raggiungono “uno standard di vita minimamente accettabile”.
E’ proprio dalla necessità di dare al Paese una misura nazionale di contrasto della povertà che il Governo è intervenuto presentando, in attuazione di quanto previsto dalla Legge di Stabilità 2016, la “Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali”.
Il provvedimento approvato in prima lettura il 14 luglio 2016 dalla Camera dei Deputati, prevede l’introduzione di una misura, denominata reddito di inclusione, inteso come livello essenziale delle prestazioni da garantire uniformemente in tutto il territorio nazionale.
Inoltre il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il riordino delle prestazioni di natura assistenziale finalizzate al contrasto della povertà e il rafforzamento del coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali, al fine di garantire in tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni.
Il reddito di inclusione consisterà in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona, assicurati dalla rete dei servizi e degli interventi sociali, mediante un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, andando così a superare la visione assistenzialista e mettendo al centro la persona. Il beneficio sarà condizionato alla prova dei mezzi, sulla base dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), tenendo conto dell’effettivo reddito disponibile e di indicatori della capacità di spesa, nonché dell’adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa finalizzato all’affrancamento dalla condizione di disagio.
L’obiettivo della delega è quello di sostenere tutte le persone che si trovano in una situazione di povertà assoluta. Il Governo, a tal fine, ha stanziato per il Fondo per la lotta alla povertà 1.180 milioni di euro per il 2017 e 1.204 milioni annui a decorrere dal 2018, risorse che saranno destinate a garantire l’attuazione di un Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
In una prima fase i beneficiari che avranno accesso alla misura, in vista di un graduale incremento del beneficio e di una graduale estensione universale, saranno i nuclei familiari con figli minori o in condizione di disabilità grave o in cui siano presenti donne in stato di gravidanza e i soggetti disoccupati con più di 55 anni.
Per quanto riguarda il riordino delle prestazioni assistenziali è previsto il graduale assorbimento, nell’unica misura di contrasto alla povertà, delle vigenti misure sociali quali la social card, il SIA (sostegno inclusione attiva) e l’ASDI (assegno sociale di disoccupazione).
Nelle prossime ore, approvando in via definitiva la delega, il Senato consentirà all’Italia di allinearsi agli altri Paesi europei nei quali lo Stato già fornisce un aiuto alle persone in povertà assoluta. Il Governo, intanto, sta già lavorando alla predisposizione dei decreti legislativi di attuazione.